Home Attualità Concorso dirigenti scolastici, fra ricorsi e sospensive. Una vicenda ancora aperta

Concorso dirigenti scolastici, fra ricorsi e sospensive. Una vicenda ancora aperta

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Le vicende relative al concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici sono ancora lungi dal dirsi concluse. Si è in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato riguardo alla conferma o meno della sentenza di annullamento disposta il 2 luglio dello scorso anno dal Tar del Lazio, mentre 2043 vincitori della procedura concorsuale stanno esercitando il ruolo dirigenziale in forza della decisione del Cds volta a sospendere gli effetti della suddetta sentenza di annullamento.

La decisione dei giudici di palazzo Spada, rinviata da marzo ad ottobre prossimo a causa dell’emergenza Coronavirus, sta tenendo con il fiato sospeso sia i vincitori che i ricorrenti, che intanto stanno ponendo in essere diverse azioni tese a risolvere il contenzioso in atto e a porre fine all’ormai annosa vicenda.
Il comitato TèP (Trasparenza è Partecipazione), nel corso dell’ultimo anno, si è attivata per raccogliere elementi documentali atti a dimostrare le molteplici irregolarità che hanno caratterizzato la procedura concorsuale.
Recentemente ne è stata redatta una sintesi in un video che circola in rete, che dimostra, secondo gli estensori del documento,  come le prove siano state corrette in modo arbitrario, senza tener conto di criteri univoci .

La mancanza di parità valutativa, tra i diversi compiti messi a confronto, dimostra, come affermato in più parti dagli stessi esaminatori, la totale assenza di una cabina di regia per cui, stante la delocalizzazione territoriale delle commissioni, si è nei fatti registrata la sostanziale assenza dell’azione di vigilanza, controllo e coordinamento.
Nel video sono messi a confronto due elaborati la cui valutazione ha seguito differenti criteri di valutazione del tutto arbitrari.

I ricorrenti, ancora, lamentano i tanti, troppi dubbi che si celano dietro un atteggiamento di totale chiusura da parte del M.I. il quale nega l’accesso ai documenti dei candidati idonei alla prova scritta, pur essendo stata la medesima statuita, con condanna alle spese di lite, dal TAR Lazio sent. 2293/20 (gennaio ultimo scorso) ove “il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione terza bis), definitivamente pronunciandosi sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e per l’effetto annulla il parziale diniego di accesso di cui alla nota 43707/2019 ed ordina alla P.A. di consentirne l’estrazione di copia di tutta la documentazione richiesta l’istanza parzialmente accolta con la annullata nota”.

Qual è il motivo per cui il M.I. non ottempera alla richiesta del Giudice?
Tutti i dubbi e le domande poste troverebbero risposta nell’ostensione della documentazione che ad oggi non viene fornita.
Una posizione di non ascolto, tetragona, che danneggia tutti coloro che hanno ricevuto una valutazione inadeguata, siano essi vincitori, idonei o ricorrenti.

Qual è il ruolo della politica in siffatto contesto? Ad avviso dei ricorrenti sarebbe quello di assumersi la responsabilità di una procedura concorsuale fallimentare, inadeguata, ove la buona sorte ha avuto preminenza sul merito. Ed ancora sarebbe giunto il momento di chiedersi se tale modalità concorsuale (preselettiva, prova scritta – valutata soggettivamente- e prova orale) sia ancora uno strumento di selezione valido e da perseguire anche alla luce del concorso docenti da realizzarsi.
Per questo, nel ricordare che i ricorrenti sono già in possesso di sentenze a loro favorevoli, e segnatamente sentenze di annullamento della procedura concorsuale (TAR Lazio n. 8655/2019 e n. 8670/2019 del 2 luglio 2019),  gli stessi chiedono fortemente alla politica un intervento serio e risolutivo, in analogia a quanto previsto nella recente legge mille proroghe – che ha trasformato gli idonei non vincitori in vincitori a pieno titolo di una graduatoria ad esaurimento – ossia l’approvazione di un emendamento al Decreto scuola prossimamente in discussione al Senato, come avvenuto con il co. 88 della legge 107/15, in modo da tutelare i concorrenti vincitori e gli idonei da una conferma di annullamento della procedura concorsuale da parte del Consiglio di Stato e un risarcimento verso chi ha visto interrompersi immeritatamente il proprio percorso concorsuale.
Tale soluzione consentirebbe un elevato risparmio di spesa non dovendosi procedere ad una nuova procedura concorsuale ed eliminerebbe l’enorme mole di contenzioso attualmente in essere.