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Concorso dirigenti, svolte le prove scritte in Abruzzo, Basilicata e Lazio

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Al momento restano la Campania e la Sicilia. I candidati della prima regione sono stati convocati per i giorni 20 e 21 novembre. I concorrenti siciliani, invece, a tutt’oggi, non conoscono ancora la data.
Tanto  paradossalmente e a conferma del disordine che regna nell’amministrazione centrale la quale non ha saputo, o voluto, assumere iniziative di coordinamento nazionale dell’iter concorsuale per l’armonizzazione dei comportamenti dei vari uffici scolastici regionali. L’attenzione è, ovviamente, alla qualità del corso concorso se solo si pensa che taluni concorrenti hanno svolto le prove scritte già nei primi giorni di settembre – per non dire di quelli della provincia autonoma di Trento, il 13 e 14 luglio –  altri le svolgeranno in novembre ed altri, infine, a tutt’oggi non conoscono la data in cui saranno convocati.  Non v’è chi non veda come, giuridicamente parlando, ipotizza situazioni di disuguaglianza, con quanto potrebbe conseguirne in ordine alla violazione dei diritti dei concorrenti.
Tant’è! Nell’attesa, tuttavia, di disporre dei dati e del quadro completo delle scelte degli argomenti proposti effettuate dalle commissioni delle varie regioni, l’analisi, seppure sintetica delle prove assegnate ai candidati dell’Abruzzo, della Basilicata e del Lazio può aiutare a costruire quel giudizio finale, e globale, che pure bisognerà dare quando anche la Sicilia avrà completato il calendario delle prove.
Nell’Abruzzo i candidati sono stati invitati ad argomentare, in generale, sulla… pluri-gettonata autonomia scolastica, vista come strumento delle scuole per dare risposte “alle richieste formative della comunità” e, in particolare, ad approfondire il rapporto “con le situazioni locali, anche nell’ottica della personalizzazione dei percorsi”. Un saggio che, anche se presentato con linguaggio retorico, tutto sommato poteva stimolare i concorrenti preparati ad argomentare senza eccessive difficoltà.
Diverso giudizio deve darsi della traccia proposta ai candidati della Basilicata ai quali si chiedeva, molto genericamente e semplicisticamente, di analizzare “le questioni interpretative…dell’azione di insegnamento e da quella dell’apprendimento” e di approfondire “gli aspetti applicativi nell’ambito del processo formativo degli allievi”. Un’occasione sprecata per verificare, ove sia possibile con la stesura di un saggio, le reali capacità professionali dei futuri dirigenti scolastici.
Molto pertinente la scelta della problematica e ben articolata la traccia proposta ai candidati del Lazio. Interessante, innanzitutto, il duplice richiamo alla dimensione extranazionale dei sistemi formativi.
Adeguata la scelta caduta sul ruolo della conoscenza quale “fattore primario dello sviluppo personale e valore per la partecipazione alla crescita economico-sociale della comunità”. Ai candidati si chiedeva di argomentare come la scuola potesse valorizzare siffatto patrimonio. Una tematica, per altro, che non poteva essere improvvisata, come tante altre dell’attuale dibattito scolastico, ma trattata adeguatamente solo da candidati che avessero metabolizzato la…dimestichezza con studi seri ed attuali.
Relativamente alla seconda prova – l’elaborazione del progetto – ai candidati dell’Abruzzo si chiedeva di delineare “un progetto volto a motivare gli allievi…nei confronti della scuola”; a quelli della Basilicata il consueto “progetto di formazione del personale docente” centrato sullo sviluppo delle capacità professionali relative alla valutazione.
Molto intelligente, oltre che originale rispetto a tutte le altre, la traccia proposta ai candidati del Lazio: un progetto di utilizzazione delle risorse presenti sul territorio anche in funzione delle risposte che gli alunni pongono alla scuola.