Home Attualità Conflitti d’interesse a scuola? Forse che no, in vista del prossimo referendum

Conflitti d’interesse a scuola? Forse che no, in vista del prossimo referendum

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In diverse scuole secondarie di primo grado di Roma, secondo quanto riporta Agenziaparlamentare.eu, alcuni docenti avrebbero invitato gli studenti a “chiedere ai genitori di andare a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno”. E lo avrebbero fatto insegnanti attivi, membri di associazioni impegnate nel campo dell’accoglienza dei rifugiati o direttamente interessate ai temi del referendum in questione, sollevando così un “evidente conflitto di interessi, perché è parte attiva e parte in causa”. 

E aggiunge pure che “l’educazione alla cittadinanza attiva” e lo studio di educazione civica “non significa condizionamento” e per tale motivo invita il Ministero a “mandare ispettori nei plessi dove certe dinamiche rischiano di sfuggire di mano. L’autonomia scolastica non è una zona franca dove chi insegna può dettare l’agenda politica di casa altrui”.

Tuttavia, l’estensore dell’articolo, che così grandemente si scandalizza, tanto da invitare il ministero a mandare ispettori, non riflette sulla possibilità opposta, cioè che ci siano altri docenti i quali, per un motivo o per l’altro, dicono agli alunni di chiedere ai genitori di non andare a votare. L’opposto, insomma. 

Come del resto è sempre stato nella scuola pubblica, nonostante sia ritenuta un covo di agitatori comunisti sessantottini, sulle barricate dell’indottrinamento, mentre dai dati reali e concreti risulta esattamente il contrario, vista la maggioranza che ha votato l’attuale destra, come del resto sempre è successo in Italia: prima con la Democrazia Cristiana, poi con Berlusconi e dopo ancora con Lega e ora con FdI.   

In altre parole. Alita da sempre, da parte di una certa destra, non tutta, poco liberale e in ogni caso appesantita da complessi di inferiorità, questo sospetto stucchevole contro una sinistra subdola che “inculcherebbe”, come diceva Silvio Berlusconi, ai giovani delle scuole le proprie idee e la propria ideologia, ma ignorando, con pervicacia, che i prof sono chiamati a insegnare non per simpatia ma per punteggio, non per idea politica ma per graduatoria. E dunque al suo interno troviamo tutto l’arco costituzionale, tutti i partiti, tutte le ideologie, membri di tutte le organizzazioni. 

Ma non solo. Se così fosse, se cioè la scuola fosse in mano alla sinistra e avesse tanta capacità “inculcatrice” nei confronti dei giovani, dovrebbe essere da sempre al governo della nazione, cosa che, come si evidenzia, non è, anzi. 

Inoltre, scandalizzarsi perché qualche prof dica ai ragazzi di spingere i genitori a recarsi a voltare ai referendum, significa pure non fidarsi della maturità politica delle famiglie degli italiani, della loro indipendenza di giudizio e delle loro capacità di scelta.  

Dunque, invitare il ministero a mandare ispettori a bacchettare tali docenti, oltre a essere esagerato, appare autoritario e soprattutto fazioso, proprio perché vengono esclusi quegli altri che agiscono al contrario, che ci sono, come sempre ci sono stati a scuola, anche quando si parla di reazioni chimiche o di salto della cavallina.