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Considerazioni semiserie sugli Esami di Stato

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Il fanciullino che dimora in ciascuno di noi è gioioso in questi giorni: anche quest’anno gli Esami di Stato si avviano alla conclusione.

Certo, i docenti il cui superomismo è talmente accentuato da soffocare la voce del piccino, sono, al contrario, sconsolati: avrebbero continuato volentieri a fare i severi censori nei confronti degli alunni – e dei colleghi – delle scuole in cui sono stati nominati.

Sta di fatto che nei professori più ragionevoli alberga uno smisurato pessimismo cosmico: questi Esami non s’hanno più da fare. Come in una grande ridondanza, infatti, tre docenti interni sono chiamati a valutare, per l’ennesima volta, alunni che generalmente conoscono da tre/cinque anni e che hanno già, in più occasioni, valutato, l’ultima volta pochi giorni prima, all’atto dello scrutinio finale. Grottesco!

Nella maggior parte dei casi, il presidente e i tre docenti esterni assumono il ruolo di notai, attenti a fare in modo che le gerarchie della classe siano rispettate e che il voto finale, dunque, sia strettamente legato al credito di partenza di ciascuno. Insomma, niente strappi nel cielo di carta, ma a ciascuno il suo. A meno che qualcuno tra i docenti esterni non sia animato dall’insano furore di difendere la Patria dall’avanzare inarrestabile dei caproni ignoranti, ergendosi a paladino della cultura, dimenticando che fino al giorno prima insegnava a degli alunni che di questa avanzata inarrestabile erano i condottieri. Ma si sa, talora il passato si addormenta in noi e, senza una petite madeleine a disposizione, rimane lì a sonnecchiare.

 

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Il Colloquio, poi, è il regno dei compartimenti stagni. Recita il dizionario Treccani online: l’espressione compartimenti stagnii ndica sia separazione netta, incomunicabilità fra ambienti diversi, sia, in senso meno materiale, mancanza di collegamento o di cooperazione intersettoriale o interdisciplinare. Chi ha esperienza di Esami di Stato, si rende conto che potrebbe essere la definizione del Colloquio, così come è condotto.

Continueremo, quindi, a seguitare una muraglia che  non lascia via di uscita? Eppure un varco ci deve essere. Persino la Francia, legatissima al suo baccalauréat fondato da Napoleone I Bonaparte, comincia a farsi qualche domanda: se non sia, ad esempio il caso di orientarsi verso un contrôle continu, una sorta di scrutinio finale che attribuisca un voto di maturità allo studente in base a dei parametri che prendano in considerazione tutta la sua carriera scolastica.

Ma non mi sembra che i tempi siano maturi per una discussione seria sul senso di questi Esami. Fedeli alla linea tracciata dai padri, restiamo, per i momento, in attesa.

 

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