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Contratto scuola: trattativa iniziata, ma tutta in salita. I soldi sono sempre gli stessi di un anno e mezzo fa

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Si è formalmente aperta nella giornata del 17 maggio la trattativa per il rinnovo del contratto scuola del triennio 2019/2021.
Si è trattato di un incontro preliminare che non è neppure servito a definire un primo calendario dei lavori.
Solo Uil Scuola, infatti, parla di un prossimo incontro fra una decina di giorni (molto più probabilmente le parti si incontreranno nei primi giorni di giugno, considerato che per il 30 maggio è in programma uno sciopero del comparto proclamato dai sindacati maggiormente rappresentativi).

Pino Turi, segretario generale di Uil Scuola, parla di “mission impossible” per l’Aran che ha a disposizione risorse palesemente inadeguate.
Ed è proprio questo il punto di tutta la questione: i soldi sono pochi e, soprattutto, sarà molto difficile poterne trovare altri prima della prossima legge di bilancio che dovrà essere definita negli ultimi mesi del 2022.
Ivana Barbacci, segretaria Barbacci, sottolinea in particolare “l’esigenza di recuperare la piena titolarità del contratto rispetto a materie sulle quali si ripropongono interventi per legge, tra cui mobilità del personale, formazione in servizio, articolazione delle carriere e connesso trattamento retributivo”.

Alla prima riunione del tavolo hanno partecipato tutti i sindacati convocati, anche se molti si erano interrogati sulla presenza delle delegazioni di Flc-Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals che, a cavallo tra novembre e dicembre, non avevano disertato il tavolo motivando la decisione con il fatto che avevano proclamato uno sciopero svoltosi poi il 10 dicembre.

C’è poi da capire cosa accadrà anche agli aspetti normativi del contratto, tanto che c’è già chi pensa di rinviare questa parte al prossimo CCNL in modo da concentrarsi sugli aspetti economici.

Insomma, la situazione è decisamente difficile e complicata e fare previsione è pressoché impossibile.
Certamente peserà molto il risultato dello sciopero del 30 maggio che si potrebbe considerare buono solo se si andasse almeno al 10% visto che a proclamarlo sono stati tutti i sindacati del comparto.
Sotto quella cifra non si potrebbe parlare di un successo e se poi si dovesse scendere persino sotto il 6-7% (dato della protesta del 10 dicembre quando però mancava la Cisl) si dovrebbe parlare di un flop clamoroso.