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Coronavirus, i consigli del medico: i giovani stiano a casa, vi spiego perchè

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L’emergenza Coronavirus è entrata a gamba tesa nella vita di tutti: sono condizionati i nostri spostamenti, sempre più limitati, il lavoro e la formazione, i contatti con le persone, l’organizzazione della giornata. Ma quali sono i comportamenti che dobbiamo adottare per ridurre al massimo il pericolo del contagio? Il 10 marzo, il Governo ha pubblicato, sul proprio sito ufficiale, alcune risposte alle domande frequenti sulle ultime misure adottate dal Governo per contrastare l’allargarsi del fenomeno a il sorgere di altri focolai. Per saperne di più, siamo tornati a sentire Vincenzo Fusco, medico di base di Roma.

LA NOTA MIUR E TUTTE LE MISURE

CORONAVIRUS – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

Dottore, cosa si sente di dire a chi teme il contagio da Coronavirus?

Come medico di base, oltre alle solite raccomandazioni, spero note a tutti, aggiungerei il consiglio di non affollare gli studi medici e andare solo per problemi improrogabili.

Come devono comportarsi gli anziani?

Le persone anziane non devono uscire da casa, perché sono più fragili. A costo di portargli la spesa: devono rimanere il più possibile dove vivono.

Cosa devono fare i giovani?

Anche loro devono evitare i contatti con l’esterno: anche se in genere superano agevolmente il virus, il problema è che i ragazzi possono portare a casa il contagio. Per questo motivo, è bene che le scuole siano state chiuse.

Quindi devono anche evitare di vedere gli amici?

Chi ha figli adolescenti o più grandi, deve parlarci e far comprendere loro l’importanza di evitare di frequentare i locali affollati.

Non c’è altra soluzione…

La gente deve capire che siamo come in guerra. Noi medici stiamo facendo di tutto. I colleghi che operano in ospedale sono eccezionali e noi siamo a disposizione anche ventiquattr’ore ore al giorno. Ma vi assicuro che non è facile uscirne, perché serve la collaborazione di tutti. E anche un po’ di riconoscenza verso i medici, quando tutto sarà finito

Si spieghi meglio

Per riconoscenza intendo anche la presa di coscienza dell’operato del medico, facendola finita di aggredirli o di denunciarli per ogni minima cosa. Vorrei, che questo drammatico momento possa essere da stimolo a ritrovarci come italiani e come persone.