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Covid a scuola, Azzolina: dati buoni, ma siamo cauti. Pregliasco e Crisanti temono un aumento dei contagi

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I casi crescenti di Covid nelle scuole vanno monitorati e tenuti sotto controllo: lo ribadisce la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che dispensa tranquillità, pur ammettendo che occorre mantenere la guardia alta.

“Le prime due settimane, rispetto al contagio, ci danno dati buoni – ha detto Azzolina a ‘Nemmeno con un clic’, ospite di Cinzia Leone sulla pagina fb M5S – ma non dobbiamo festeggiare: bisogna rimanere molto cauti, avere massimo senso della responsabilità e rispetto delle regole fuori dalla scuola, abbiamo fatto tanta fatica per riaprire ora la scuola va protetta, deve rimanere aperta”.

Pregliasco: presto gli effetti del ritorno a scuola

Sull’argomento delle risposte delle scuole al Covid-19 ha parlato anche il virologo Fabrizio Pregliasco.

“Se per altre due settimane crescono ancora i contagi vuol dire che siamo in difficoltà, bisognerà fare delle cose più stringenti, come ad esempio dei lockdown selettivi, in territori piccoli come province e città”, ha detto il virologo a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1-

“La settimana prossima – ha sottolineato il virologo – potrebbe esserci un ulteriore peggioramento, perché si vedranno meglio gli effetti del ritorno a scuola”.

Crisanti: dinamica dei casi in aumento

– I provvedimenti previsti dal Governo per frenare la corsa dei contagi “vanno nella direzione giusta”, ma “quanto siano efficaci ora nessuno può dirlo”, ma delle misure servono perché “il virus si moltiplica di 3 volte ogni 5 giorni se non si interviene”, ha invece detto ad Agorà, su Rai 3, Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova.

“C’è una dinamica dei casi in aumento – ha precisato – perché per tre settimane siamo stati intorno a un valore tra 1.300 e 1.500, da una settimana si sono assestati intorno a 2.500 e non mi sorprenderei se entro la settimana si sfiorassero anche i 3.000 casi”.

Ma naturalmente “non si possono comparare i dati di oggi con quelli di marzo”, perché allora “gli asintomatici non esistevano” e se li avessimo contati “avremmo raggiunto i 50.000 casi di positività al giorno, con picchi di 70.000-80.000”.

Per non arrivare a quella situazione, ha concluso Crisanti, “dobbiamo anticipare il virus, non seguirlo. Prima il virus lo inseguivamo ora abbiamo capito che bisogna fare qualcosa prima”.