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Dagli studenti contestazioni a 360 gradi

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Gli studenti italiani tornano a contestare. E lo fanno a tutti i livelli: nella stessa giornata, il 24 maggio, si fanno sentire – attraverso dei fermi comunicati – contro l’amministrazione universitaria, quella regionale, nazionale e persino contro la Bce. Non sappiamo fino a che punto si spingeranno: se torneranno in piazza (il periodo estivo non gioca a favore) o se si limiteranno ad esprimere le loro idee solo attraverso la voce dei loro rappresentanti. Non sappiamo se a dare impulso alle loro rivendicazioni possa essere stata la barbara uccisione di Vanessa Bassi, avvenuta sabato mattina a Brindisi. L’unica certezza, per il momento, è quella di un loro malessere crescente. Legato, sicuramente, a tassi di disoccupazione sempre più alti, stipendi ridotti e difficoltà nel trovare una collocazione autonoma.
La prima protesta è stata quella dell’Unione degli Universitari e del sindacato universitario di Roma Tre “Ricomincio dagli Studenti”, uniti nel ricorrere all’antitrust per l’annullamento di un corso di studio della facoltà si Scienze della Formazione dell’ateneo romano: si tratta del corso per diventare “Educatore Professionale di Comunità”, che secondo l’università garantirebbe “sbocchi occupazionali nell’ambito pubblico sanitario, ingannando perciò gli studenti che non sono a conoscenza del decreto legge che lo impedisce (d.m. 520/98)”. Il titolo di studio conseguito non è in pratica abilitante per lavorare nell’ambito sanitario pubblico. Michele Orezzi, Coordinatore Nazionale dell’Udu parla a nome dei tanti giovani “rimasti vittime di lauree truffa” come questa.
La stessa associazione si è poi lamentata della giunta regionale del Piemonte, su cui primeggia la Lega Nord: secondo l’Udu il partito del Carroccio “vuole sferrare un nuovo attacco agli studenti borsisti puntando ad una netta riduzione del numero degli studenti che saranno considerati idonei per la borsa stessa”.  Sempre secondo il coordinatore Orezzi, “è inaccettabile che la crisi di una forza politica si debba scaricare su migliaia di studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi. In Francia e Germania più di mezzo milione di studenti riceve la borsa di studio, in Spagna quasi 300 mila mentre in Italia non copriamo nemmeno tutti i 180 mila che attualmente sono idonei”. L’Unione degli Universitari annuncia quindi possibili ricorsi e mobilitazioni.
Agli studenti, stavolta appartenenti alla Rete della Conoscenza, non è nemmeno piaciuto l’intervento tenuto dal premier Mario Monti davanti ad una platea di ragazze e ragazzi durante un appuntamento organizzato dal Forum nazionale dei giovani: Monti ha dichiarato che la riforma del mercato del lavoro favorisce una ridistribuzione delle risorse rendendo i giovani più liberi di scegliere il lavoro che preferiscono.  “Siamo stupiti di come il premier continui a prendere in giro i giovani di questo paese – ha detto Federico del Giudice, portavoce della Rete della Conoscenza – la verità è profondamente diversa da quella che il presidente del Consiglio oggi ha voluto descrivere, infatti la riforma del mercato del lavoro proposta dal governo non elimina le 46 forme contrattuali atipiche, non investe sul welfare e modifica l’articolo 18 senza fare nessuno stanziamento economico per milgiorare il futuro di una generazione”.
Gli studenti non hanno poi creduto alla “riforma del merito”, annunciata dallo stesso Monti: “ha proposto premi per i più meritevoli a scuola e ha parlato di abbassamento delle tasse universitarie in un paese dove la disoccupazione è al 36%, le tasse universitarie sono state alzate con un atto di questo stesso governo e il finanziamento per le borse di studio è uno dei più bassi in Europa”.
La striscia di proteste si è conclusa con quella rivolta, sempre alla Sapienza, contro Mario Draghi, il presidente della Bce
, l’Istituto che si occupa della politica monetaria della zona-euro, formata dai tredici Stati aderenti all’Ue: la Rete della Conoscenza ritiene di non accettare “lezioni di austerity da chi sta imponendo al nostro e ad altri paesi delle politiche recessive e di tagli alla spesa pubblica”.