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Dalla scuola dell’accoglienza alla formazione del concetto di cittadinanza europea

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Il mondo della scuola italiana ed europea in questi giorni è impegnato a predisporre tutti gli interventi educativi e l’attenzione necessaria all’accoglienza dei ragazzi/e provenienti dalla martoriata ucraina, nonché alla facilitazione della loro integrazione nel nuovo contesto.

A tal fine il Ministero dell’Istruzione ha stanziato 1 milione di euro per l’accoglienza e altri 20 per il supporto psicologico alle istituzioni scolastiche coinvolte in tali attività di iniziale mediazione linguistica e socio-culturale, in ottemperanza a quanto disposto dalla legge n. 234/2021 e dalla nota prot. n. 9584 dell’8 marzo 2022.

Tali problematiche (accoglienza-inclusività-integrazione scolastica) hanno una loro specificità storico-legislativa a partire dal decreto legislativo 286/1998 e dal documento “la via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” dell’ottobre 2007.

In tale orizzonte pedagogico, la funzione riformatrice della didattica non solo opera in una prospettiva interculturale ma anche tendente ad “assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze”.

Alla luce di quanto prospettato, ovvero intercultura e integrazione scolastica in contesti di flussi migratori, non possiamo non costruire un percorso formativo-educativo fondato sulla didattica di cittadinanza europea.

Nell’ottica della Unione Europea ormai si dovrebbe parlare soltanto di semplice educazione alla convivenza civile, incentrata sul rispetto delle fondamentali regole universalistiche intorno a cui si costituisce la democrazia ”planetaria”, citando il compianto padre Balducci: tolleranza, rispetto della diversità, libera concorrenza, pari dignità delle opzioni ideali, partecipazione produttiva alla vita sociale.

La scuola in particolare rappresenta in sé un contesto di singole cittadinanze, che possono cooperare, ma solo a condizione che sia curato l’apprendimento di competenze sociali per esprimere le cittadinanze stesse con adeguata consapevolezza. la centralità della cittadinanza europea, nel sistema educativo, nelle pratiche della formazione non è trascurabile, perché deve precedere e connettersi all’assunzione di responsabilità nella vita sociale e civica. la riflessione culturale e scientifica oggi non può non configurare una scuola che, tra le sue priorità, preveda di:

a) “insegnare a diventare cittadino” (E. Morin);

b) offrire un riferimento disciplinare e pedagogico per meglio comprendere categoria – identità e appartenenza – nella loro significanza oggettiva e nelle intricate percezioni individuali e collettive;

c) rendere disponibile in formazioni per la ricerca di scambi culturali, conoscenza di realtà scolastiche europee in orizzonti culturali molto complessi.

In tale scenario, le nuove cittadinanze europee fanno perno sui valori universali della solidarietà e lealtà, quali funzioni legittimanti della convivenza democratica, gradualmente coltivati in tutti gli stati dell’Unione Europea.

Pertanto noi tutti siamo impegnati, in una scuola innovata, alla formazione di ragazzi europei  di culture diverse, capaci di essere i veri protagonisti del cambiamento, in una dimensione planetaria.

Andrea Canonico