Home I lettori ci scrivono DdL scuola: nessuna novità i presidi i super poteri li hanno già

DdL scuola: nessuna novità i presidi i super poteri li hanno già

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Alla preoccupazione espressa dai Ds (comunicato Anp del 23/04/2015) per un’eventuale marcia indietro “sulle competenze attribuite dal DdL al dirigente che avrebbe una miriade di responsabilità ma pochi poteri” rispondiamo loro che i poteri, ce li hanno già, formalmente riconosciuti e non; a titolo esemplificativo, tra i primi, la scelta dei collaboratori; tra i secondi, il trattare come nemici pericolosi, quei docenti che dissentono da tante situazioni e combattono tutto ciò che non condividono. E tante altre cose ancora, anche poco piacevoli.

Alla difficoltà del governare un’organizzazione complessa, qual è la scuola, per cui è necessario avere più poteri, rispondiamo, ripetendo che loro, i poteri, ce li hanno già, anche quello di licenziare quei docenti incompetenti e che non onorano la loro funzione (ma in questo caso ci vuole molto coraggio, che dovrebbe essere una loro prerogativa, anche in virtù del lauto compenso che ricevono mensilmente). Altri poteri aggiunti non farebbero altro che creare situazioni di ulteriore malcontento.

Alla rilevazione della responsabilità dei Ds su “abbandoni e bocciature” rispondiamo che essi incidono nelle deliberazioni del Consiglio di classe rendendo, in molti casi, difficile, la valutazione degli allievi fatta dai docenti, spesso sviliti e rassegnati a seguire indicazioni anche non condivise, pur di non sentirsi addossare la colpa della mancata “crescita” della scuola e degli insuccessi scolastici. Più promossi, più qualità, più crescita?!

Alla preoccupazione che “…secondo gli antichi avversari dell’autonomia e della dirigenza non basterebbe togliere i poteri conferiti dal DdL, occorrerebbe togliere anche i pochi strumenti che il dirigente attualmente ha”, rispondiamo, ribadendo ancora che gli strumenti in mano loro non sono pochi, tutt’altro, e che l’autonomia ha segnato l’inizio del lento, ma inesorabile, declino della scuola italiana.

Alla loro sicumera, visto che merito e valutazione non li spaventano, rispondiamo che nemmeno noi docenti temiamo la valutazione, certamente però non fatta da loro.

Alla condizione, per loro, indispensabile, di operare scelte e assumere decisioni, come quella di scegliersi gli insegnanti, rispondiamo che dati statistici, quindi scientificamente provati, parlano di un paese, l’Italia, come il paese più corrotto d’Europa. È dunque legittimo temere clientelismi vari. Inoltre, crediamo che debba essere lo Stato, che è al di sopra delle parti perché rappresenta tutti, l’unica agenzia di reclutamento del personale docente che lavora per lo Stato, non per un’azienda privata.

Alla provocazione secondo la quale il Governo non deve cedere “ai ricatti di una concezione corporativa, assembleare e ideologica” rispondiamo che le nostre “ideologie” sono sane e rispettose della Costituzione, che loro, invece, vorrebbero eludere e calpestare (basti un solo esempio: fondi alle scuole private e detassazione…e l’art. 33?). E aggiungiamo che, in realtà, il ricatto lo sta facendo il Governo, non accettando la proposta di molte sigle sindacali di stralciare il decreto, nella parte riguardante l’assunzione dei precari, ragion per cui o passa il DdL così com’è , oppure salta l’assunzione in ruolo delle migliaia e migliaia di precari che attendono, da anni, una loro definitiva e dignitosa sistemazione.

Alla rivendicazione del riconoscimento della professionalità dei Ds, con addirittura “l’inclusione della dirigenza delle istituzioni scolastiche nel Ruolo Unico della dirigenza pubblica”, rispondiamo che i privilegi di cui già godete bastano e avanzano. Chiediamo, di contro, che venga rispettato il nostro ruolo di docente, svilito e beffeggiato da anni ed anni, e che il nostro stipendio -stante l’importanza prioritaria che alla scuola ed ai docenti, in una società che voglia dirsi veramente civile, deve essere riconosciuta- sia adeguato ai parametri di altri paesi europei (per es. Francia, Germania, Inghilterra).

Pertanto, noi Insegnanti Calabresi, ribadiamo che alla Scuola Pubblica Italiana non servono dirigenti con superpoteri indirizzati a logiche mercantili e aziendali. Nella scuola l’unico profitto da perseguire è la possibilità del sapere per tutti nel rispetto del dettato costituzionale.