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Decreto milleproroghe è legge, ma senza la norma che avrebbe sospeso i vincoli per la mobilità

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Il decreto milleproroghe è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre con il numero 198.
L’articolo 5 del provvedimento prevede una serie di misure che riguardano l’istruzione.
Un comma parla del concorso per gli insegnanti di religione cattolica e ne consente lo svolgimento anche nel 2023 (la norma precedente fissava il termine delle immissioni in ruolo al 1° settembre 2022).
Un’altra proroga riguarda le procedure per i concorsi riservati ai cosiddetti ex LSU.
I termini per dare avvio ai progetti per la realizzazione di “scuole innovative” con i fondi del PNRR vengono spostati da 31 marzo 2023 al 31 maggio 2023.
Le attività svolte nei PCTO non sono requisito per poter essere ammessi agli esami di Stato ma possono però essere oggetto di colloquio in sede di esame.

La vera notizia sul decreto riguarda però ciò che nel provvedimento non c’è a partire dalla norma che era stata annunciata ed inserita al comma 12 dell’articolo 5 relativa ad una deroga molto attesa in materia di vincoli della mobilità: la disposizione rinviava di un anno l’applicazione dei vincoli per gli ultimi immessi ruolo  ma all’ultimo momento è stata eliminata.
La spiegazione data da ambienti ministeriali è che si sta aspettando un chiarimento con l’Unione europea.
Ma su questo Mario Pittoni, responsabile Dipartimento Istruzione Lega  e già Presidente Commissione Cultura Senato, ha una sua idea ben precisa: “Una generica indicazione europea a favore del contenimento della mobilità dei docenti è interpretata come un dogma da una burocrazia acefala, senza tener conto che da tempo i vincoli territoriali comportano più danni che vantaggi. Credo sia il momento di cominciare a ragionare su incentivi che vadano a sostituire imposizioni ormai fuori dalla realtà, insostenibili economicamente e dagli effetti devastanti per l’istituto familiare”.

Va comunque detto che il decreto dovrà essere convertito in legge entro la fine di febbraio ed è quindi possibile che nel passaggio alle Camere venga ancora modificato.