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Denatalità, in Veneto 6mila alunni in meno ma stessi docenti per il 2023/24. Resta la preoccupazione dei sindacati

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In Veneto diminuiscono gli alunni ma il Ministero ha garantito gli stessi posti del personale docente per il prossimo anno scolastico 2023/24. La riduzione, anche se è ancora prematuro affermarlo, potrebbe arrivare dal 2024/25. Ad affermarlo a Rai News 24 è la direttrice dell’Usr Mirella Nappa. I dati parlano di quasi 6mila alunni in meno con un evidente e ampiamente annunciato problema di denatalità.

“Le nostre scuole si stanno spopolando – spiega Sandra Biolo della Cisl – con circa 41mila alunni in meno negli ultimi cinque anni. Il Veneto è una regione vecchia e sta diventando sempre più vecchia. Senza un sostegno pubblico alle famiglie non rilanciamo la nostra regione. Bisogna definire le priorità – afferma Biolo – quali sono quelle del Veneto?”  

Camisasca (Istat): mai così pochi nati dal 1864

L’ondata lunga del drastico calo delle nascite dunque arriva anche alle scuole superiori: lo ha sottolineato il direttore generale dell’Istat Michele Camisasca.

“Il 2008 – ha detto Camisasca – è stato l’anno in cui ci sono stati più nati, da allora la discesa è costante. La curva della discesa dal prossimo anno si riverbererà anche sulla scuola secondaria”. Ammontano, è stato fatto notare, a 186 mila in meno gli alunni alle primarie tra il 2015 e il 2019. Il decremento ha coinvolto scuole pubbliche e private.

Per Camisasca, se è vero che meno studenti in aula aiuteranno la didattica, saranno numeri inferiori di chi contribuirà a pagare le pensioni, a lavorare e quindi migliorare le aspettative di vita: “essere scesi sotto i 400 mila nati nel 2022 (negli anni del boom economico si viaggiava oltre un milione di nascite l’anno ndr) rappresenta il numero più basso dall’unità d’Italia, è un deficit che non si recupera progressivamente: questo avrà un impatto, la forza lavoro sarà inferiore”.

Per il direttore dell’Istat non vi sono dubbi: “bisogna pensare sì ai benefici di un’aula meno affollata” ma anche a quello che ne consegue.

I dati resi pubblici dal direttore dell’Istituto nazionale di Statistica non sono una novità: lo scorso anno si registrano ben oltre 100 mila iscritti in meno rispetto al precedente.