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Diabete giovanile, terapia in classe non sempre garantita

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Sono quasi 20mila i bambini e gli adolescenti che in Italia sono affetti da diabete giovanile di tipo 1, ma non tutti ricevono a scuola il necessario supporto nella somministrazione dell’insulina.

Lo denuncia Franco Cerutti, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp), a margine dell’incontro che si è svolto in provincia di Monza, dal titolo ”Tecnologie e bambino: un aiuto per la gestione responsabile del diabete”, organizzato in collaborazione con Roche Diabetes Care.

”Il diritto all’accesso alle terapie e alla continuità di cura – spiega Cerutti – è previsto dal Piano nazionale per la malattia diabetica, ma in molte realtà locali rimane un diritto solo sulla carta”.

”Per questo nel 2013 abbiamo siglato un documento strategico, con le associazioni di pazienti e i ministeri della salute e dell’istruzione, affinché si garantisse l’integrazione del bambino diabetico nel contesto scolastico, ma non tutte le Regioni lo hanno messo in pratica, anche per problemi organizzativi e finanziari”.

È soprattutto al Sud che la situazione è preoccupante, come riporta Sabrina Verciglio, mamma di una bimba diabetica di 7 anni e amministratrice di un gruppo Facebook che raccoglie oltre 800 famiglie di diabetici di tutta Italia. Secondo la Verciglio ”le situazioni più gravi si verificano soprattutto da Napoli in giù: riceviamo segnalazioni di genitori disperati perché gli insegnanti a volte si rifiutano perfino di collaborare, per paura delle conseguenze legali che potrebbero derivare dall’atto medico della somministrazione dell’insulina”.

Fortunatamente, in altre Regioni va meglio: ad esempio in Piemonte è stato siglato un protocollo di intesa per facilitare la collaborazione tra operatori sanitari e famiglie e per garantire una tempestiva e corretta formazione del personale docente preventiva, prima che il bimbo diabetico entri in classe.