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Didattica a distanza: per i Cobas nessun obbligo per docenti e Ata. Stop a Invalsi e PCTO

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La didattica a distanza è inevitabile, in questo periodo di emergenza, ma è necessario non abbassare la guardia su alcuni punti essenziali e irrinunciabili: lo sostiene Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas.

In base alle leggi e alle norme contrattuali vigenti – sostengono i Cobas –  con la sospensione delle attività didattiche i docenti non hanno alcun obbligo di svolgere le 18, le 24 o 25 ore di lezione. Svolgere attività didattica a distanza risponde ad una inevitabile necessità, ma non ad un obbligo giuridico. Al tempo stesso le modalità di svolgimento non possono essere imposte: il docente è libero di scegliere le diverse modalità e tecniche”.

Sulla controversa questione dell’uso del registro elettronico, Bernocchi afferma: “Le attività svolte a distanza vanno tracciate nel registro on line, ma senza assolutamente firmare il registro di classe: sarebbe un falso in atto pubblico, come se si fossero svolte le lezioni in presenza; se non è possibile tracciare le attività senza firmare, va specificato che si tratta di didattica a distanza”.

Anche sul tema della valutazione i Cobas dicono la loro: Le valutazioni di carattere sommativo sono assolutamente illegittime e anche inopportune. Tutta la normativa scolastica prevede infatti l’obbligo della vigilanza durante le prove, sia scritte che orali, ed è di tutta evidenza che essa non viene garantita con prove on line. Il che non significa che non vi siano feedback da parte degli studenti: lo sono le domande, i rilievi critici, lo stesso svolgimento dei lavori assegnati, magari svolti in modo collettivo. Tutti elementi che concorrono a determinare la c.d. valutazione formativa, che serva per la crescita cognitiva degli studenti, una valutazione dunque che non si trasforma in voto”.

Ma ci sono anche altre questioni su cui il sindacato di Bernocchi si sofferma: dalle prove Invalsi alle attività di PCTO (ex alternanza scuola lavoro) che devono essere sospese, agli esami di Stato da svolgersi con Commissioni formate tutte da membri interni e con prove scritte da predisporsi dalla Commissione stessa sulla base di uno schema base fornito dal Miur.

I Cobas concludono sottolineando che “inevitabilmente quest’anno scolastico avrà effetti anche sul prossimo: aver perso 2 o 3 mesi di scuola vera imporrà una riformulazione della programmazione didattica anche per l’anno prossimo”.

Bernocchi prende così occasione per ribadire una vecchia richiesta sindacale: “E’ ancora più indispensabile avere tutti docenti in cattedra dal primo giorno di scuola. Ma il protrarsi dell’emergenza determinerà inevitabilmente un allungamento dei tempi sia del concorso straordinario che di quello ordinario. Per cui, è necessario anche nella scuola applicare i criteri emergenziali già applicati per i medici: valore abilitante della laurea; concorso straordinario per soli titoli per tutti i precari che hanno maturato 36 mesi di servizio, in applicazione anche delle sentenze della Corte di Giustizia Europea che hanno condannato lo Stato italiano per abuso di ricorso al contratto a tempo determinato. Nell’immediato chiediamo la proroga dei contratti per tutto il personale a tempo determinato, docente e Ata,  che risultava in servizio al momento della disposizione di sospensione delle attività didattiche o di chiusura delle scuole”.