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Disabile molestato e messo in catene, lo salva la compagna di classe grazie ai ‘social’

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Nel Salento, due giovani di 21 anni sono stati arrestati dai carabinieri e posti ai domiciliari con l’accusa di aver minacciato e molestato un minorenne disabile mentale incatenato.

Un altro minorenne è stato denunciato in stato di libertà. In un’occasione, riferiscono le agenzie di stampa, il disabile è stato tenuto ad un cancello per un’ora.

Le indagini dei carabinieri sono partite dalla diffusione di un video sui cellulari, tramite i programmi di interazioni cosiddetti ‘social’, che ritraeva la scena di un ragazzino incatenato ad un cancello. Il video è arrivato sul telefonino di una compagna di scuola del disabile, e la ragazzina l’ha mostrato alla madre che, riconosciuta la vittima, ha consegnato il filmato alla dirigente dell’istituto scolastico che ha presentato un esposto ai carabinieri.

La madre della vittima, venuta a conoscenza della vicenda, il 2 aprile scorso ha presentato una denuncia-querela alla Procura della Repubblica, precisando che il figlio da un po’ di tempo si era chiuso in se stesso e non intendeva frequentare la scuola. Quando gli investigatori gli hanno fatto vedere il filmato, il ragazzino ha riconosciuto nei tre giovani i suoi “aguzzini”.

 

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I carabinieri avrebbero accertato che a causa delle vessazioni subìte, il disabile era caduto in un grave stato di ansia e paura. La coppia, assieme ad un ventenne all’epoca dei fatti minorenne, avrebbero schernito il disabile chiamandolo ‘handicappato’ e ‘mongoloide’; in una circostanza gli avrebbero smontato la sella della bicicletta gettandola via e sottraendogli il cellulare.

Per questi motivi il disabile era arrivato ad aver paura di uscire da casa o di andare a scuola per timore di subire altre vessazioni. L’episodio più grave risale al novembre del 2014. I tre indagati, stando alla ricostruzione dei carabinieri, costrinsero con violenza la vittima a seguirli, impedendogli di scappare afferrandolo per le mani. Dopo averlo condotto in un luogo isolato del paese denominato ‘Coira’, lo legarono ad un cancello con una catena di metallo, rifiutandosi di liberarlo nonostante le implorazioni della vittima, minacciando di lasciarlo legato lì e fingendo di andarsene.

Di fatto il disabile rimase legato per più di un’ora e in questo arco di tempo i tre lo schernirono avvicinandogli le chiavi del catenaccio e urinandogli addosso. Infine lo costrinsero con violenza, mentre era legato, a fumare uno ‘spinello’. 

 

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