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Dispersione scolastica, Fedeli: “Niente reddito di inclusione a chi non manda i figli a scuola” [VIDEO]

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Nel corso della presentazione dei risultati prodotti dal gruppo di lavoro, istituito a maggio del 2017 sulla dispersione scolastica, è intervenuta anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, commentando i dati raccolti e presentati da Marco Rossi Doria, ex sottosegretario all’Istruzione e maestro di strada esperto di dispersione scolastica.

Niente reddito di inclusione se non si mandano i figli a scuola

La ministra, nel suo intervento, ha legato i dati sulla dispersione scolastica anche alla questione del reddito di inclusione: “Le persone che hanno reddito zero – ha detto – hanno diritto alla misura. Ma se questi non mandano i figli minori a scuola, non avranno diritto al reddito di inclusione”.

Poi ha sottolineato: “se si vuole contrastare questo fenomeno, è necessario un intervento comune, non solo del Ministero dell’Istruzione”.

Inclusione scolastica significa rispettare i temi di apprendimento di tutti i bambini

La ministra si è soffermata anche sul concetto di inclusione scolastica: “Bisogna considerare le differenze di tempi di apprendimento di ogni bambino, legati a differenze economiche, sociali, etniche. Bisogna verificare le diversità, quindi accompagnare gli alunni nel loro percorso. E’ questa l’inclusione”.

Inoltre, la ministra ha toccato il tema della valutazione e della bocciatura alla scuola primaria: “Non è vero che abbiamo proposto di non bocciare alle elementari, ma abbiano introdotto solo un percorso diverso. Però capisco che non è facile a livello di comunicazione spiegare ciò”.

Il problema è alle scuole superiori

Infine, Marco Rossi Doria, ha invitato a focalizzarsi sui problemi principali: “il problema è il fenomeno della scuola superiore in contesti di povertà, ovvero ragazzi di 15-16 anni che vivono in contesti poveri e di esclusione sociale”.

Tema che ha toccato lo stesso ex sottosegretario al Miur nelle dichiarazioni a La Tecnica della Scuola: perché un ragazzo di 15 anni di oggi lascia la scuola? “Non c’è una motivazione, sono tante storie personali. Però, il contesto sociale determina un maggiore peso della possibilità del fallimento formativo”.