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Docenti precari pronti a fare i bidelli

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Lo racconta Il Messaggero Veneto: “Ci basta lavorare. Ci siamo infilati negli elenchi di terza fascia per non perdere un’occasione, una chiamata”.
Le ferie per i supplenti docenti, ausiliari, tecnici, amministrativi che sono nelle graduatorie degli istituti liventini a Sacile, Caneva, Brugnera, Prata e Fontanafredda? “Spiaggiati alla Brussa – dice Angela Chiddemi, precaria storica – a costo basso. Oppure sul Meschio». Vacanze a chilometri zero o quasi.
“Scuole senza risorse e buste paga a secco – dicono Mario Bellomo e Gianfranco Dall’Agnese con Beppe Mancaniello, allo sportello sindacale Fl Cgil in via Carli –. I contratti scaduti a fine giugno mettono in conto un’estate senza lavoro e salario. Chi ha lavorato anche negli anni passati avrà Aspi e mini Aspi, cioè l’assegno della disoccupazione, ma non basta per campare”.
I precari pagano doppio: si aggiunge il salasso per fare il pieno di benzina. “Trecento euro al mese di carburante per lavorare in segreteria scolastica a Sacile e Brugnera: è un salasso insostenibile”: gli amministrativi pendolari sulla tratta Fiume Veneto-Sacile e Pordenone-Sacile con scrivania nell’Ipsia oppure nelle altre scuole, aspettano il trasferimento nella sede più vicina a casa.
Ai supplenti che arrivano da Udine nell’Isis Marchesini di via Stadio per insegnare, la busta paga di 1.200 euro è prosciugata dal pieno di benzina ogni due giorni. “Ci sono precari costretti a rinunciare alla supplenza – conferma Adelaide Puddu dalla Fl Cgil –. Avrebbero speso in carburante il doppio del guadagno”.
Ogni anno c’è il pienone dei precari, allo sportello dell’ufficio del lavoro di Sacile. In via Mazzini, a fine giugno gli stagionali della scuola hanno chiesto la certificazione della disoccupazione per accedere al bonus. Tutti i giorni c’è la processione di gente che ha scritto in faccia la disperata caccia a un lavoro per tirare avanti.
Precari spennati anche dai corsi di specializzazione sul sostegno all’handicap e di abilitazione Pass e Tfa. “Gli atenei di Udine e Trieste ci salassano – dicono ai sindacalisti –. Tremila euro da pagare nell’ateneo di Udine per i corsi di specializzazione sull’handicap. Gli altri hanno una media di 2 mila euro. La prospettiva è quella di 15 o 20 anni di supplenza, senza stabilità nel lavoro in cattedra”.
“L’accesso ai test di selezione costa mediamente 120 euro – riferiscono i sindacalisti –. Chi è bocciato ci rimette anche le spese di viaggio a Udine”.
Nelle scuole provinciali, il settore che garantisce occupazione subito è quello del sostegno all’handicap.
La scuola è un bene rifugio e tanti precari laureati si infilano nelle graduatorie degli amministrativi, tecnici, ausiliari Ata. Tanti sono iscritti anche in cinque profili professionali: tre laboratori per i tecnici, segreteria e bidelleria.
La Cgil commenta: “Senza lavoro e salario, laureati col contratto scaduto a giugno, sono disposti a impugnare straccio e ramazza”.