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Dove ci sono più servizi per l’infanzia, nascono più figli: 8,6% in più

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Uno studio recentissimo pubblicato nella serie Istat working paper dimostra che i comuni che nel periodo tra il 2015 e il 2018 hanno sperimentato il passaggio da livelli di scarsa diffusione dei servizi a livelli considerati medi o medio-alti nel contesto internazionale hanno registrato in media un maggiore numero di nascite nei quattro anni successivi. 

Ergo, più asili nido uguale più figli, più servizi  educativi per la prima infanzia più natalità e in ogni caso contribuiscono, dati alla mano,  a contrastare il calo delle nascite. 

E non sembra essere poco, tanto che, si legge su Vita.it, a parità di altre condizioni, tra cui il numero medio annuo di donne residenti di 15-49 anni, l’aumento nella diffusione dei servizi educativi risulta “statisticamente significativo e di segno positivo in tutto l’arco di osservazione”.

Nei Comuni presi in esame, tendenzialmente di piccole dimensioni, si stima un incremento medio dell’8,6% delle nascite che non sarebbe stato osservato in assenza dell’ampliamento dei servizi. Una crescita che non si verifica invece nei Comuni con nulla o bassa copertura dei servizi educativi fino a tre anni di età. 

In pratica viene precisato che nei Comuni in cui non sono mai stati attivati nidi d’infanzia o dove l’offerta è stata  limitata le famiglie non siano abituati a considerare tali servizi come una “opportunità sia di conciliazione sia di educazione per i propri figli, almeno nel breve periodo”. Ovvero, l’ipotesi più sicura certifica che l’assenza di servizi o un livello molto basso di disponibilità degli stessi “corrisponda a livelli molto bassi anche per la domanda e per le aspettative sul nido”.

L’investimento nei servizi educativi offre ulteriori benefici in termini di inclusione lavorativa delle donne e, in prospettiva, di maggiore uguaglianza di genere, soprattutto per le donne con più bassa istruzione. 

La ricerca, in particolare, mostra che un aumento sostanziale della copertura dei servizi educativi può comportare un numero maggiore di nascite rispetto a Comuni identici. 

Dunque, fanno spere i ricercatori, i comuni inadempienti devono sviluppare prima possibile “un’offerta e con essa una cultura di fiducia nel nido, in modo tale da sollecitare la domanda e creare la consapevolezza che sia possibile fare affidamento sul supporto di un sistema socio-educativo valido e positivo per lo sviluppo dei bambini”.

Il salto da un livello di offerta carente in relazione alla domanda a un livello superiore consente di colmare il gap tra domanda e offerta e di determinare una condizione di fiducia sulla disponibilità di un sistema educativo accogliente”, modificando le aspettative dei futuri genitori sulle difficoltà percepite.

Difficoltà che si presentano soprattutto nei primi anni di vita dei bambini.