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E sul merito, destra e sinistra forse trovano un accordo

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La sinistra sulla strada della destra. Appare soddisfatta Valentina Aprea, Assessore all’istruzione della Regione Lombardia, sulla ormai evidente apertura del governo Renzi alla meritocrazia nella scuola e alla necessità di valutare e premiare il lavoro degli insegnanti.
Mentre si attende con ansia il 3 settembre per scoprire in cosa esattamente consisterà il progetto di riforma della scuola, la Aprea invita i politici attuali a ripercorrere la strada del governo Berlusconi:  “Ci fa piacere che la parola “merito” sia sdoganata anche a sinistra. Ricordo come invece veniva osteggiata dall’allora opposizione, quando a proporla era il Ministro Gelmini.”
Il merito però è una bella parola. E, come dicono i bravi filosofi, per capire come raggiungerlo, bisogna prima darne una definizione: “Vogliamo quindi capire cosa significa merito per la sinistra. Se semplicemente significa premiare chi lavora più ore, non possiamo certo condividere. La premialità del merito deve nascere da un riconoscimento sul campo.”
Secondo l’assessore lombardo basterebbe seguire l’esempio del centro destra: “Proponiamo al Governo di ripartire dall’esperienza del progetto “Valorizza”, realizzata dall’allora Mariastella Gelmini, che ha sperimentato modalità e strumenti per l’individuazione e la valorizzazione degli insegnanti che si sono distinti per un apprezzamento nelle proprie scuole, dopo un processo di valutazione che ha determinato anche il riconoscimento di un premio economico pari ad una mensilità aggiuntiva di stipendio”.
In sintesi il centro sinistra non sta facendo altro che mettersi sulla strada dei suoi predecessori:  “Il miglioramento dell’organizzazione scolastica, lo sviluppo dell’autonomia, la premialità del merito portano necessariamente allo sviluppo di carriera”, conclude Aprea.
“Da tempo ritengo che i docenti meritino un riconoscimento anche economico che tenga conto delle effettive capacità, delle attività realizzate e delle responsabilità organizzative. Ben venga quindi lo sviluppo di carriera dei docenti”.
Certo è che la valutazione del merito di scuole e insegnanti è diventato ormai da anni un obiettivo a parole unanimemente riconosciuto da tutti. Ormai è davvero un vecchio refrain. Ne aveva fatto un cavallo di battaglia persino Luigi Berlinguer, quando era ministro del governo Prodi e , d’accordo con i sindacati, aveva lanciato il cosiddetto concorsone per fare in modo che i docenti più preparati fossero economicamente premiati.
Risultato: bocciato. Si sollevò un unanime coro di critiche,  i sindacati ritirarono la loro adesione e l’ex ministro fu costretto a fare marcia indietro. Addirittura sul merito cadde nel successivo governo di centrosinistra. Poi ci riprovò la Gelmini, con pochi soldi e idee confuse, proponendo una sperimentazione alle scuole, che, visti i risultati inconsistenti, si rivelò una pura operazione ideologica.
Infatti con i soldi a disposizione, il premio agli insegnanti meritevoli sarebbe stato di 4 euro al giorno. Questa sì che era valorizzazione…