Home Didattica È vero, i ragazzi hanno sete di poesia

È vero, i ragazzi hanno sete di poesia

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Davide Avolio, venticinquenne scrittore e poeta che dal 2020 promuove la poesia sui social,con 462mila follower su Instagram e 284mila su TikTok, si dice favorevole allo studio a memoria delle poesie, fin dai primi anni di scuola: “E’ fondamentale rendere la poesia accessibile, comunicandola con gli strumenti che i ragazzi già conoscono e utilizzano”.

E aggiunge, secondo quanto riporta Vita.it che lancia una sua intervista: “Imparare a memoria le poesie è importante, ma il vero problema sta nel come le si impara. Quando andavo a scuola negli anni Novanta, prima la maestra e poi i professori, ci facevano imparare le poesie a memoria come se fosse un gioco, più per familiarizzare con la metrica che per comprendere a fondo il loro significato. Questo metodo di insegnamento è stato fondamentale per me e credo che vada recuperato, visto che le generazioni successive alla mia hanno smesso di imparare poesie a memoria a scuola. In questo modo, però, credo che i ragazzi hanno perso anche la possibilità di capire che la poesia, prima di essere un’espressione dell’io, è una forma d’arte e, come tale, ha una componente tecnica che è fondamentale conoscere”.

Ma soprattutto, il giovane ammette che deve  questa sua passione a un’insegnante “che ci fece ascoltare La guerra di Piero di Fabrizio De André, che come la maggior parte delle canzoni di Faber è un’autentica poesia”.

Ma non solo, per Avolio, e noi concordiamo con lui, “da sempre la memoria è stata per l’uomo ciò che oggi è l’hard disknei nostri dispositivi virtuali, ma ora non la alleniamo più. Io stesso faccio fatica a imparare a memoria ed è un peccato perché è il computer più potente e importante che l’essere umano possieda. Quindi, non credo sia sbagliato riattivare la memoria, ma dipende da come lo facciamo, perché basta poco per rendere noioso anche ciò che potrebbe essere molto bello”.

E poi aggiunge: tanti ragazzi mi mandano i loro versi. Non mi chiedono un aiuto per essere pubblicati, ma perché vogliono essere letti da me. Non condividono i loro testi con i docenti, con i genitori, hanno paura di essere giudicati. In me vedono, invece, un ragazzo come loro che può capirli

E dunque, conclude il giovane nella sua intervista su Vita.it, la poesia non è morta, abbiamo il solo problema di associare la “poesia solo alle figure di poeti del passato, che usano un italiano forbito e aulico, che vive di struggimenti dell’anima. E questa visione rende i poeti figure distante dai ragazzi. In realtà, i poeti contemporanei, più che intellettuali, sono persone che vivono il loro tempo e che cercano, come sempre hanno fatto i poeti, di interpretarlo attraverso il linguaggio poetico, che è una chiave di lettura della quotidianità”.

Dunque, “per appassionare i ragazzi, è necessario iniziare a dar loro nuovi riferimenti poetici e non sempre quelli che vengono proposti loro a scuolaParlate ai ragazzi di poeti come Davide Rondoni, Mariangela Gualtieri o Patrizia Cavalli e loro vi seguiranno sulla strada della poesia”.