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Edilizia scolastica, a Torino un altro crollo. Appello degli studenti

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Per centinaia di istituti lo stato dell’edilizia scolastica è davvero a rischio. I pericoli sono tali che periodicamente il governo procede a degli stanziamenti rivolti specificatamente ai casi più difficili e che necessitano di manutenzione immediata. Dell’emergenza si rendono conti anche a livello politico: il 30 maggio il Pd presenterà un ddl che se approvato darebbe la possibilità ai cittadini di destinare il proprio 8×1000 agli interventi di ammodernamento del patrimonio edilizio scolastico.
Intanto, purtroppo, continuano a verificarsi casi di crolli. L’ultimo il 28 maggio, nell’istituto alberghiero Colombatto di Torino, dove hanno ceduto il soffitto e il contro soffitto dell’ingresso e di due aule della succursale. “Fortunatamente – scrive la Rete della Conoscenza – il crollo è avvenuto di notte e non ha causato feriti, ma la situazione che si è presentata agli studenti che stavano entrando a scuola era comunque gravissima. Oltre ai danni strutturali, la pioggia degli ultimi giorni ha allagato la palestra e provocato numerose infiltrazioni”. Gli studenti hanno denunciato che “nonostante le pessime condizioni dell’edificio, il vicepreside dell’istituto” ha fatto comunque “iniziare regolarmente le lezioni e gli studenti hanno dovuto chiamare i pompieri perché la scuola venisse ufficialmente dichiarata inagibile”.
Ma il problema non è questo. Gli stessi ragazzi sostengono che “non è la prima volta” che gli iscritti a quell’istituto torinese hanno reso note ai vari responsabili “le problematiche legate all’edilizia della propria scuola”, dove ci sarebbero “pezzi d’intonaco che cadono dai muri, pavimenti gonfiati dalle infiltrazioni d’acqua”. Il problema è che a fronte di queste difficili situazioni strutturali o di mancata manutenzione, “le istituzioni e l’opinione pubblica” continuerebbero a rimanere “sorde a richieste d’aiuto, intervenendo solamente quando si tratta di tragici incidenti, come l’episodio di tre anni fa al liceo Darwin di Rivoli, in cui lo studente Vito Scafidi è rimasto ucciso dal crollo di un soffitto”.
L’istituto Colombatto non è un caso isolato: “lo scorso febbraio – continua la Rete della Conoscenza – gli studenti del Liceo Regina Margherita erano scesi in piazza per denunciare ambienti vecchi e fatiscenti, mancanza di sedie e problemi strutturali. La Campagna per l’Edilizia Scolastica, partita in tutta Italia su iniziativa di studenti e di studentesse, denuncia già da tempo che questi casi estremi sono solo la punta di un terribile iceberg fatto di moltissimi edifici inadeguati”.
Ma cosa si può fare se gli stanziamenti per gli interventi sono limitati? Per l’associazione è fondamentale che vengano presi provvedimenti “rapidi e tangibili di messa in sicurezza di tutte le scuole che necessitino interventi, oppure di edificazione di nuovi istituti scolastici”. Una soluzione, quella della ricostruzione ex novo dell’edificio fatiscente e pericoloso, che all’estero viene adottata spesso. Ma che in Italia quasi sempre non viene presa nemmeno in considerazione. In prevalenza i fondi vengono stanziati per il mantenimento del “vecchio”.
Basta andare a vedere l’ultimo via libera del Cipe ai fondi pubblici da destinare all’edilizia degli istituti scolastici, che prevede 556 milioni di euro. Ebbene, di questi, la gran parte – 456 milioni – sono stati stanziati per “specifici interventi di messa in sicurezza delle scuole di tutto il territorio nazionale”. Si tratta, sia chiaro, di interventi urgenti e improcrastinabili, come anche rilevato dal tavolo tecnico della Conferenza Stato-Regioni. Rimane, però, il fatto che non più di 100 milioni sono stati indirizzati per la costruzione di nuovi plessi: strutture all’avanguardia, in termini di efficientamento e consumo energetico, che nelle intenzioni dell’amministrazione potrebbero anche diventare centri polifunzionali, finalizzati anche all’aggregazione per i cittadini, in un’ottica di scuola da vivere come centro civico cittadino. Ora, sappiamo bene quante difficoltà vi siano sulla gestione di questo genere di strutture “allargate” (ad esempio su modalità di gestione, pulizia e sorveglianza). Ma è anche vero che non si può continuare a pensare di rimediare alle scuole cadenti con le manutenzioni perpetue. E spesso in colpevole ritardo.