Home Attualità Education Cannot Wait, quasi 300 milioni di minori non a scuola

Education Cannot Wait, quasi 300 milioni di minori non a scuola

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La situazione d’inserimento di giovani – purtroppo solo potenziali – studenti in alcune aree depresse dell’Asia e dell’Africa ha allarmato osservatori ed istituzioni internazionali. La necessità delle famiglie di impiegare i giovani in impieghi manuali per il rispettivo sostentamento del gruppo e della comunità, l’assenza di docenti qualificati e formati nell’area di interesse e di strutture scolastiche in grado di ospitare una popolazione giovane sempre crescente i principali elementi critici del sistema. In numerose aree si svolgono, lontano dall’attenzione e dalle lenti geopolitiche internazionali, decine di conflitti armati di natura civile o di assestamento di confini tra stati a riconoscimento limitato o territori autonomi ed indipendentisti, che producono centinaia di migliaia di sfollati e rifugiato che aggravano la situazione nelle realtà limitrofe. Anche in Europa l’inserimento di oltre 600.000 minori rifugiati ucraini in età scolare (dato UNHCR) resta critico in alcune aree del Continente per mancanza di fondi e relative strategie di accoglienza.

UE, esclusione formale?

Un numero significativo di bambini in Europa rischia l’esclusione dall’istruzione formale a causa della disorganizzazione dei sistemi educativi: ad esempio, secondo il United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), oltre 600 000 bambini rifugiati ucraini presenti nell’Unione Europea non erano iscritti a scuola alla fine del 2023, su circa 1,4 milioni in età scolare regolarmente presenti sul territorio. In molti Stati membri sono state adottate misure di integrazione, come il sostegno linguistico attraverso docenti specializzati, la formazione aggiuntiva per gli insegnanti e l’assunzione di personale bilingue, ma la disomogeneità fra Paesi è ampia: in alcuni Paesi l’indicatore di iscrizione per questi alunni è vicino al 97 %, in altri scende a cifre singole. Questo scenario mette in luce come l’emergenza educativa in Europa non sia solo legata ai Paesi a basso reddito, ma anche a contesti più avanzati che faticano a garantire partecipazione coerente e tempestiva all’educazione offerta.

In Italia

Negli ultimi anni l’Italia ha registrato progressi sul fronte dell’abbandono scolastico, tuttavia restano carenze significative che minacciano la piena efficacia del sistema educativo in tutto il Paese, Mezzogiorno compreso. Il tasso di giovani tra i 18 e i 24 anni che lasciano in anticipo l’istruzione o la formazione obbligatoria e non ha raggiunto il 10,5 % nel 2023, secondo il rapporto Education and Training Monitor 2024, superando ancora l’ambizioso obiettivo UE 2030 del 9 % e la media comunitaria del 9,5 %. Ancora più preoccupanti sono i divari territoriali: in Sardegna il tasso tocca il 17,3 % nel 2023, in Sicilia 17,1 % e in altre regioni meridionali livelli superiori al 15 %. A ciò si aggiunge il fenomeno dell’“esclusione percepita”: secondo una rilevazione dei Salesiani per il Sociale, circa un giovane su quattro in Italia dichiara di sentirsi escluso dalle attività scolastiche a seguito di difficoltà della famiglia o background e il 14 % penserebbe che sarebbe meglio interrompere gli studi. Infine, la povertà e l’emarginazione sociale restano fattori aggravanti: il 26,7 % dei minori sotto i 16 anni è a rischio povertà o esclusione sociale, percentuale che sale al 43,6 % nelle regioni del Sud e delle Isole.