
Il docente di Storia dell’Omosessualità all’Università di Torino, cattedra implementata da tre anni, con un programma che copre l’arco cronologico dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta, e che conta un centinaio di iscritti, in prevalenza donne, commentando la proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che intende introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole solo con il consenso dei genitori, è lapidario: “Vogliono impedire alle persone lgbt di svilupparsi, di conoscersi e capirsi”.
E poi continua: “Spesso conosciamo meglio le storie che vengono dall’estero che la nostra, ma ragazze e ragazzi hanno bisogno di sapere da dove vengono, di conoscere il loro Paese”
Ma non solo. Il prof nel corso dell’intervista a Torino-Corriere, afferma che è in qualche modo un problema il fatto che si arrivi all’università senza un percorso di educazione all’affettività. “Tanti, aggiunge, vogliono capirsi, conoscersi. È un percorso che andrebbe fatto a scuola”.
Ed è importante per er combattere “la mascolinità tossica, per imparare a trattarsi con rispetto, per fermare la piaga della violenza sulle donne. Io vedo ragazzi e ragazze che a lezione si illuminano perché non hanno mai avuto modo di riflettere su queste cose”.
Chiedere il permesso ai genitori per studiare la disciplina, spiega ancora, “È una mossa cieca, sbagliata, credo sia un tentativo di voler controllare i corpi e le identità. Bisogna permettere ai giovani di capirsi. Mettere questi limiti, invece, crea paure e ansie. Si tratta di ostacoli che bloccano o rallentano lo sviluppo delle persone queer o Lgbt”.
La destra, per il prof, evitando di parlare di questi temi, è come se volesse nascondere un problema che invece c’è: “La realtà, però, è che qui in Italia non c’è una educazione alla cosidetta sessualità normale, non c’è niente. I ragazzi e le ragazze sono lasciati soli, perché c’è la paura che trattando questi argomenti si arrivi all’omosessualizzazione della persona che sta ascoltando. È una teoria senza senso. Se vogliamo contrastare la violenza omofoba, transfobica e quella di genere bisogna educare le persone nel tempo”.
E chi afferma, sottolinea il docente, che questi corsi servirebbero per propagandare l’ideologia gender, parla senza rigore scientifico, senza senso: “Se leggessero qualche testo scritto da grandi pensatori si renderebbero conto delle grandi sciocchezze che dicono. Genere e sessualità sono costruzioni socioculturali e storiche, non sono frutto di alcuna teoria e non si insegnano in un corso”.
“La destra italiana, ungherese e americana hanno un chiaro piano politico: l’eterosessualità obbligatoria, il ritorno al patriarcato, la sottomissione delle donne, il dominio della razza bianca. Io che invece studio da anni queste cose non nego all’eterosessuale di essere tale. Il mio corso non è riservato alle persone omosessuali, è aperto a tutti”.