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Educazione sessuale: la proposta iniziale era interessante, ma la Lega la sta peggiorando

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Avevamo salutato con favore il ddl Valditara sull’educazione sessuo-affettiva obbligatoria nelle scuole, pur con i limiti del consenso informato dei genitori e dell’esclusione della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Siamo, infatti, uno dei pochi paesi europei che non hanno ancora come materia obbligatoria nella scuola l’educazione sessuo-affettiva. Essa veniva svolta solo da alcune scuole illuminate, sfruttando l’autonomia delle scuola. Dagli anni ’70 ad oggi sono state affossate ben 17 proposte di legge in merito!

Ma ora un emendamento della Lega in commissione alla Camera peggiora la proposta Valditara, escludendo dall’educazione sessuo-affettiva gli alunni della scuola media, proprio quegli alunni che ne hanno più bisogno, essendo in un’età in cui si definisce l’identità e la coscienza del futuro giovane. Li lasciamo in balia del voyerismo sui siti porno, dove c’è una concezione perversa e distorta del sesso (a quando la legge sull’identificazione obbligatoria sui siti vietati ai minori?).

Siamo ogni giorno travolti da notizie di femminicidi, dovuti a una cultura patriarcale del possesso della donna, a cui non è riconosciuta una sua autonoma facoltà di scelta. E come vogliamo educarli questi giovani, se non cominciando dall’età infantile e adolescenziale?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non a caso prevede che l’educazione alla sessualità debba cominciare sin dall’infanzia, intendendola come scoperta del corpo. Purtroppo l’oscurantismo prevale ancora e i giovani non si ritengono autosufficienti perché ci vuole il consenso informato dei genitori, legittimo per gli adolescenti, ma non per i giovani di 16 anni che dovrebbero avere anche il diritto al voto, senza considerarli dei minorati!

La paura dei partiti al governo è che passi una concezione inclusiva che rispetti non solo le donne, ma anche i soggetti di orientamento diverso e tolleri l’aborto, dalle destre (e dalla chiesa cattolica) considerato alla stregua di un omicidio e non una pratica cui è costretta la donna a ricorrere per varie ragioni.

Con queste premesse, come vogliamo estirpare la concezione patriarcale della donna-oggetto e far finire i femminicidi che si compiono ogni giorno?

Eugenio Tipaldi