
Il docente e scrittore Enrico Galiano, in un video su Instagram, ha analizzato la celebre canzone di Marco Masini “Bella stron*a“ del 1995, recentemente riportata alla ribalta grazie a Fedez, che l’ha cantata e modernizzata a Sanremo 2025, durante la serata cover.
Secondo Galiano si tratta di una canzone pericolosa in quanto sembra illustrare tutti quei sentimenti che in un uomo portano alla violenza sulle donne o addirittura al femminicidio. Ecco la sua analisi, riportata da PordenoneToday.
L’analisi
“Perché ‘Bella stron*a‘ di Marco Masini dovrebbe essere studiata a scuola? È un po’ come quelle lezioni di storia, in cui ci si pensa, vedete cosa succedeva di assurdo nel Medioevo? In questo caso il Medioevo è trent’anni fa e molte cose di quel Medioevo succedono ancora oggi. E sia chiaro uso Medioevo solo per dire passato remoto, non per dire che il Medioevo era un’epoca buia, se no mi arrivano le ragazze di Barbero a sopprimermi a colpi di manuale di storia in testa”, ha aggiunto Galiano.
“Bella stron*a
Che hai distrutto tutti i sogni
Della donna che ho tradito”
“Qui abbiamo la donna che viene colpevolizzata perché lui ha tradito la sua fidanzata. Non sentite qualcosa che stride, il problema non è che lui stia con un altro, il problema è che lei si faccia vedere. Abbiamo una definizione del concetto di perbenismo, di come la rispettabilità sociale si basi sulle apparenze e di come all’uomo bruci di più che lei si faccia vedere! Non che lei lo abbia lasciato, ma che il mondo sappia che lei lo ha lasciato e quindi l’umiliazione pubblica”.
“Perché forse io ti ho dato troppo amore
Bella stronza che sorridi di rancore”
“Questa frase andrebbe stampata grande, cubitale. ‘La amavo troppo’, è al numero 1 delle frasi che di solito i killer delle proprie fidanzate danno”.
“Bella stronza
Che hai chiamato la volante quella notte
E volevi farmi mettere in manette
Solo perché avevo perso la pazienza…la speranza”
“Eccoci qui, altre due giustificazioni da manuale. Avevo perso la pazienza, la speranza. Sì, ma qualcosa avrai fatto perché una persona si senta di chiamare la polizia”.
“Esci dai tuoi pantaloni, mi accontento
Come un cane degli avanzi”
“Marco Masini, stai paragonando la donna al cibo. Neanche al cibo vero, ma agli avanzi del cibo. Questa cosa qui si chiama reificazione, trasformare una cosa viva in un oggetto inanimato, la donna diventa un oggetto inanimato, anzi, avanzi di un oggetto inanimato”, ha evidenziato lo scrittore.
“Mi verrebbe di strapparti
Quei vestiti da p*****a”
“Qui non ci sono parole. I vestiti non come espressione di bellezza ma come elemento denigratorio, anzi insulto che in qualche modo sottilmente giustifica quello che viene dopo, dato che hai quei vestiti lì…sei tu a dirmi che devo fare quella cosa lì. Questa è la sintesi perfetta di cosa porta poi ai femminicidi e di come poi vengono giustificati dal contesto culturale intorno a loro”, ha messo in risalto Enrico Galiano.
“Due domande a questo punto. Quali parti di questa canzone si sentono ancora oggi in altre canzoni e la seconda domanda, la più importante. La visione della donna oggi è davvero cambiata? A voi la sentenza”, ha concluso, accendendo il dibattito sui social.
Gino Cecchettin alla Tecnica della Scuola: “Dovreste imparare a vivere dei no”
Lo scorso martedì 25 febbraio si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola dedicata proprio al tema della violenza di genere che si manifesta – come le cronache evidenziano – sempre più spesso anche tra le aule e nelle scuole.
Presente alla diretta Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, che ha dialogato con gli studenti.
Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.
“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.
“Una lezione che ho imparato da mia figlia Elena è che la cultura patriarcale fa continuare le violenze, si basa su comportamenti che giustificano le violenze. Esistono ancora stereotipi di genere, che vedono l’uomo aggressivo e dominante mentre la donna deve dedicarsi a percorsi di studio, ad esempio, dedicati alla cura. Questo fa sì che la violenza continui”.
“Giulia ha cercato le sue doti e i suoi valori e ha sempre fatto vedere quello che è, senza maschera. Questo è il modo con cui si dovrebbe vivere. Siate voi stessi come lo era Giulia e prima o poi troverete qualcuno che vi apprezzerà per quello che siete”.