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Escalation di abusi su internet contro giovani: Ue stanzia 55 milioni

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L’Unione europea continua a farsi promotrici di iniziative per contrastare gli effetti negativi derivanti dalla libertà di utilizzo di internet: l’ultimo programma specifico per mettere a fuoco nuove strategie contro pedopornografia, cyberbullismo e abusi on line si chiama “Internet e minori” e per il suo sviluppo, all’interno del programma “Safer Internet”, l’Ue ha stanziato ben 55 milioni di euro da utilizzare nel periodo 2009-2013.
Ma perché così tanti soldi per un progetto? In realtà il fenomeno è più preoccupante di quanto si pensi. Secondo Internet Watch Foundation (organizzazione britannica no profit) soltanto nell’ultimo anno vi è stato un aumento del 16% degli abusi contro i minori collegati alla rete. E solo nel Regno Unito, nel periodo 1997-2005, il numero di siti con materiale pedopornografico è aumentato del 1.500%.
Fa un po’ pensare anche il fatto che la pedopornografia sia un fenomeno prevalentemente europeo, considerato il 61% dei clienti e dei consumatori della pedofilia on line risultano cittadini del vecchio continente.
Secondo i dati di Eurobarometro due bambini su tre, tra i 10 e gli 11 anni hanno accesso ad Internet. Tra i 12 e i 13 anni, la percentuale sale all`85%. Nell’età compresa tra i 12 e i 15 anni, il 74% utilizza giornalmente internet per almeno 3 ore. Fino a qui niente di nuovo: il problema è che “praticamente – fa sapere l’Eurobarometro – tutti i bambini intervistati hanno risposto di essere stati esposti accidentalmente ad immagini pornografiche”.
La proposta della Commissione si inserisce nel quadro di un’azione europea per promuovere una maggiore sicurezza dei minori su Internet. Questi gli obiettivi: ridurre i contenuti illegali e lottare contro i comportamenti dannosi on line, promuovere un ambiente on line più sicuro, sensibilizzare il pubblico a livello europeo, creare una database di conoscenze a livello internazionale.
Nel programma, si individuano anche altre priorità oltre alle note forme di abuso on line, prima tra tutte la pedopornografia, si stanno infatti diffondendo nuove e preoccupanti modalità di molestie e sfruttamento sulla rete. Primo fra tutti il Cyberbullying (bullismo on line): con intimidazioni, minacce, maltrattamenti e sopraffazioni tra minori, anche utilizzando messaggi e foto via web, sms, mms o video su social network come Youtube. In Europa, studi recenti indicano che mediamente il 15 % degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni sono stati già vittime di prepotenze on line, confermando l`allarme cyberbullying.
Cresce anche il fenomeno del grooming, l’adescamento da parte degli adulti attraverso tecniche subdole di manipolazione psicologica a cui può seguire anche un incontro di persona e l’abuso fisico vero e proprio a danno del minore. Purtroppo il grooming apparentemente viene percepito dal minore come un approccio non pericoloso, pertanto ne sottovaluta la gravità e di conseguenza non ne parla con i genitori, nel timore di un’interdizione all’utilizzo della chat. La tecnica (utilizzata in Internet soprattutto nelle Chat Rooms, nei Forum e nei Newsgroup) viene anche usata per far tacere il bambino dopo l’abuso. Ma le vittime più probabili sono le bambine dai 13 ai 17 anni.
Nella Rete si nascondono altre insidie, come istigazione alla violenza e all`autolesionismo. Nel rapporto “Child and teenage suicide in Europe: a serious public-health issue“, presentato al Consiglio d`Europa nell`aprile 2008, si sottolinea il ruolo dei blogs che permettono di creare una sorta di comunità virtuale in cui si discute del suicidio senza nessun intervento medico o di un adulto, fino a diventare una soluzione romantica al malessere quotidiano. A Bridgend, in Inghilterra, in pochi mesi sette giovani si sono suicidati lasciando degli epitaffi su un social network nella ricerca di una probabile e perversa illusione di immortalità su Internet.
Inoltre un recente studio britannico delle Università di Bristol, Oxford e Manchester, dimostra che la Rete può essere un pericoloso veicolo di informazioni per l’adolescente che intende suicidarsi. Attraverso una ricerca sui principali motori di ricerca di 12 semplici parole relative al suicidio, gli studiosi hanno analizzato i risultati: analizzando le prime dieci risposte di ogni ricerca sono stati trovati 240 siti differenti, di cui circa la metà dava informazioni sui metodi di suicidio. Solo il 13% dei siti era dedicato alla prevenzione.
Dal rapporto risulta poi che internet ha responsabilità nell’aumento dei disturbi alimentari e soprattutto nella creazione di una “subcultura anoressica”. In Italia ben 2 milioni di persone sono anoressiche e bulimiche. In particolare si assiste ad una nuova tendenza in aumento per i maschi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, che rappresentano il 10% delle persone affette da questo disturbo.
Della situazione ormai cronicizzata a livelli critici si sta interessando anche l’Interpol, il quale ha stimato che ogni anno vengono offerte on line almeno 500 mila nuove immagini pedopornografiche originali, e si contano 550 mila immagini di abusi su 20 mila bambini, di cui solo 500 sono stati identificati e salvati dal 2001. Ma non solo: sono oltre 200 mila i siti che offrono immagini di bambini. E le vittime sono sempre più piccole: l’età media stimata dei bambini sfruttati è passata dai 10 anni del 2003 ai 7 anni del 2007, con punte di età a volte molto più basse.
La fascia di età dei bambini maggiormente coinvolti nel mercato della pedopornografia va dai 7 ai 14 anni, ma è in aumento l’offerta di materiali con immagini di bimbi anche molto piccoli. L’accesso ad un sito pedopornografico costa in media 50 euro e ha in media al giorno oltre 400 “clienti”.
Decisamente significativo anche il dato numerico sul giro di affari attorno allo sfruttamento sessuale dei bambini su Internet: ormai supera i 4 miliardi di dollari l’anno.
Qualcosa, in chiave repressiva, si sta comunque muovendo: in Italia sono stati rilevati ed oscurati 177 siti pedopornografici, e altri 11mila, i cui server erano di altra nazionalità sono stati segnalati ai rispettivi organi di polizia all’estero.
I dati della Polizia postale italiana, aggiornati al giugno 2008, annunciano l‘arresto di 205 persone e la denuncia di altri 4.007 individui coinvolti in vicende di pedopornografia on line. Inoltre la polizia ha fornito ai provider una “blacklist” di siti che, ad oggi, contiene 163 indirizzi. Nell’ultimo biennio si è poi rapidamente sviluppata la contaminazione pedofila dei sistemi di peer to peer, ormai il principale canale di scambio alternativo a quello del pedobusiness.
Tra le regioni più a rischio pedofilia sono quelle del Nord Italia: in testa con 121 decreti di perquisizione, la Lombardia.