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Fornero difende gli asili: non sono un lusso

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Finalmente un importante esponente del Governo spende delle parole forti per andare all’attacco della mania, tutta italiana, di tagliare fondi alla scuola pubblica per sopperire alle periodiche crisi finanziarie. A farlo, tra l’altro, è stato uno dei volti più noti dell’esecutivo di Mario Monti: il responsabile del Lavoro e del Walfare, il ministro Elsa Fornero. Che è scesa in difesa degli asili: delle strutture che, soprattutto in centri grandi o isolati, spesso non riescono a contenere tutte le richieste dell’utenza. Respingendo diverse domande. E mettendo le famiglie, spesso con un genitore privo di lavoro, nelle condizioni di non progredire lavorativamente e quindi economicamente.
Per non parlare degli asili nido, il cui numero è ancora dimezzato rispetto a quel 30 per cento che l’Ue ha chiesto di centrare, ormai più di un decennio fa a Lisbona, già entro il 2010.
Su questa “porzione” particolare della scola italiana, quella della scuola, quindi dalla nascita fino a sei anni, la Fornero ha detto – toccando il tema delle pari opportunità’ nel corso del suo intervento al Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (Torino) – che bisogna assolutamente cambiare marcia. “Dobbiamo ribellarci al fatto che ogni volta che si dice che ci sarà qualche riduzione nella spesa pubblica, la prima voce che viene tagliata sono gli asili. Questa questione non può più essere tollerata“.
Per il ministro del Lavoro è quindi indispensabile attuare “un cambio di mentalità“, in modo da favorire “una maggiore partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Per questo non è un lusso avere posti sufficienti alla scuola materna, ma è un diritto“.
La Fornero si è espressa, infine, sulle pari opportunità “siamo ancora alla fase delle aspirazioni” in Italia. “Abbiamo un profondo retaggio culturale che ci fa vedere le pari opportunità come delle fisime” ha concluso il Ministro.

Insomma, l’invito alle istituzioni, in particolare ai Comuni, appare chiaro. Solo che in circostanze come quelle attuali, con pochi fondi da destinare alla creazione di nuove strutture, pensiamo che non si tratti solo di andare oltre gli schemi mentali troppo ristretti. O di allargare i limiti culturali dei nostri decisori politici. Il problema è anche legato al fatto che i fondi per queste strutture negli ultimi anni si sono sensibilmente ridotti. Come quelli, del resto, di tutte le “voci” legate ai finanziamenti degli enti locli.