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Fundraiser? Procacciare pubblicità e raccogliere fondi per mandare avanti la scuola

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A Milano, Mantova, Roma insieme ad altre realtà locali magari meno note si ricorre alla raccolta fondi per comprare nuove tecnologie o ristrutturare le aule e i laboratori, come ha raccontato una dirigente con il fundraising ha ristrutturato l’intera nuova ala della scuola, che da settembre ospita dieci classi del liceo delle scienze applicate.
Dieci aule che oggi sono aule 3.0, con il wi-fi, la Lim, i banchi mobili, quattro videoproiettori, quattro schermi e quattro lavagne tradizionali, in modo che ogni gruppo di lavoro possa proiettare e interagire con tutti. E al posto della cattedra? C’è un maxi touch screen. Tutto è arrivato dalle donazioni di privati, attraverso il fundraising gestito in proprio dalla scuola e quello promosso da e tra i genitori, attraverso l’associazione FermiTutti, nata lo scorso anno.
“Non possiamo aspettare di muoverci solo quando ci sono soldi del Miur altrimenti la scuola implode, noi dirigenti dobbiamo imparare a fare fundraising”, ha rivelato la dirigente del liceo, mentre troppi intoppi burocratici andrebbero nella direzione contraria, frenando le iniziative.
Fra l’altro, dice sempre la dirigente, le donazioni fatte all’associazione di genitori, ad esempio, non sono per nulla detraibili, benché proprio quella sia la strada, sia per la trasparenza e sia perché si perdono gli interessi maturati. “Non ci piaceva l’idea di chiedere soldi ai genitori e poi essere obbligati a metterli in un conto che non è della scuola, non va nella direzione della rendicontazione sociale”.
Ma non solo, sembra pure che i genitori si sono immediatamente sentiti responsabilizzati e hanno messo a disposizione competenze che altrimenti sarebbero rimaste invisibili alla scuola: c’è chi ha fatto interventi di piccola manutenzione, chi ha mandato i suoi tecnici a cablare la scuola, chi ha donato un camion di ghiaia.
C’è una società, racconta sempre la dirigente, che fa corsi di autocad all’interno dei locali della scuola, la sera: in cambio dà alla scuola licenze, manutenzione, frequenza gratuita dei corsi per alunni e docenti. Un do ut des pragmatico, mentre la strada, quella dei bandi, non viene praticata