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Genitore offende la prof con 60 scritte sui muri: una “vendetta” per la bocciatura del figlio, sarà processato

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Offendere un insegnante è un reato penale. E poco cambia se gli insulti sono scritti sui muri anziché manifestati a voce. Per questo motivo, per avere riportato frasi offensive verso una professoressa di suo figlio a seguito della bocciatura del ragazzo, il genitore di un alunno andrà a processo.

Il fatto di Arezzo

Il fatto risale al 2019, quindi prima del Covid, quando l’uomo, colto evidentemente da una rabbia profonda, decise di scrivere sui muri del centro di Arezzo almeno 60 scritte offensive contro l’insegnante che aveva bocciato suo figlio in un liceo della città toscana.

L’uomo, un 59enne, dovrà adesso rispondere di imbrattamento aggravato e diffamazione: il 3 febbraio, riporta l’Ansa, durante un confronto svolto nel tribunale di Arezzo ha ammesso le proprie responsabilità e spiegato le motivazioni del gesto.

“Dopo la bocciatura mio figlio ha cambiato scuola e lì ha preso subito un bellissimo voto dimostrando di essere preparato”, ha spiegato il padre.

Da li sarebbe scaturita la rabbia contro la professoressa che, secondo l’uomo, avrebbe avuto un comportamento persecutorio verso suo figlio. Il caso è stato aggiornato al 24 febbraio.

Il precedente di Parma

Forse ancora non è chiaro che commette un reato, per oltraggio a pubblico ufficiale, il genitore che insulta un insegnante mentre è a colloquio sull’andamento scolastico del figlio: lo dice la legge. Qualche settimana fa, a Parma il Tribunale ha condannato con questa motivazione il padre di un allievo che aveva insultato un’insegnante.

La sentenza di condanna ha riguardato un genitore che ha offeso una delle docenti del figlio iscritto al Convitto Nazionale Maria Luigia del capoluogo emiliano: le parole, sconfinate negli insulti, erano state state pronunciate nell’androne della scuola.

Cosa dice la legge

Nel 2021 il decreto sicurezza bis ha stabilito che i reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti, vanno considerati a tutti gli effetti un reato proprio perché costituiscono “oltraggio a pubblico ufficiale”.

La norma – introdotta come risposta all’escalation di casi di violenza verso i docenti e la richiesta di una legge ad hoc – e contenuta nella conversione in legge con modificazioni, pubblicata in G.U. il 9 agosto 2021 del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, prevede che “chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.