
Da molto si parla della geografia come una disciplina ormai “in disuso”, senza una precisa collocazione nei “programmi scolastici”. A discutere di ciò, ai microfoni de La Repubblica, Mauro Varotto, docente di geografia all’università di Padova.
“L’attuale Governo vuole circoscrivere le scarne nozioni alla dimensione locale”
“La geografia? Una scienza in via d’estinzione. Prendiamo l’aereo per andare in vacanza, ci geolocalizziamo, navighiamo sui social, ci orientiamo con lo smartphone e acquistiamo prodotti di ogni parte della terra: ignoranza geografica crescente e indifferenza al dove ci riducono però a non conoscere il luogo in cui viviamo e in quale mondo ci muoviamo, a non poter avere relazioni informate con l’esterno”, ha esordito.
“La geografia — dice — è scomparsa dalla scuola italiana. Interessi politici ed economici preferiscono allevare cittadini-consumatori inconsapevoli e dunque più manovrabili. La nostra casa così si chiude e diventa ogni giorno più stretta: percepiamo il migrante come un pericolo, piuttosto che come un’opportunità, pagando un alto prezzo all’equivoco della lontananza”, queste le sue parole critiche.
E, sulle Nuove Indicazioni Nazionali del primo ciclo: “La geografia a scuola non è più una materia, con un proprio insegnante e un voto. L’attuale Governo vuole inoltre circoscrivere le scarne nozioni alla dimensione locale, massimo nazionale. Capire la nostra forma di appartenenza al mondo, la complessità delle relazioni tra i luoghi, sarà impossibile”.
“Non importa più saper indicare lo spazio di un luogo, ma capire come e perché un luogo è fatto in un certo modo. Il telefonino mi indica le coordinate di New York, ma non mi aiuta a capire la città e il suo rapporto con il resto del mondo. Il dove, senza il come e il perché, è fuorviante”, ha concluso, parlando della società di oggi.
Nuove Indicazioni Nazionali, cosa dicono in merito alla geografia?
Come abbiamo scritto, la commissione incaricata della redazione del nuovo testo delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione ha terminato i lavori di redazione della bozza di documento.
Secondo la bozza delle Nuove Indicazioni Nazionali, la geografia ha il compito di allargare lo sguardo sul mondo, partendo dallo spazio vissuto del proprio quartiere o comune, per collocare la propria vita a diverse scale e comprendere la complessità del sistema-mondo. Sviluppa la capacità di pensare spazialmente e si basa sulla conoscenza della diversità fisica e umana del pianeta e delle relazioni tra società umane e ambiente. L’insegnamento della geografia deve incoraggiare l’osservazione e il rispetto degli ambienti naturali, anche attraverso l’educazione all’aperto.
“La competenza primaria da sviluppare è quella di provare a immaginare il futuro partendo dal territorio in cui vivono. La disciplina quindi non serve (solo) a sapere localizzare monti, mari e fiumi (informazioni che oggi si raccolgono in modo immediato), ma, soprattutto, ci aiuta a capire come pensano e si organizzano spazialmente gli esseri umani, in termini economici, politici, sociali e culturali, e perché́ si spostano e trasformano l’ambiente; ci aiuta a leggere le disuguaglianze e le diversità regionali e ci aiuta a porci in relazioni armoniose con il paesaggio e con l’ambiente, anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto”, c’è scritto nella bozza.
Per quanto riguarda la secondaria di primo grado, la geografia ha il compito di allargare lo sguardo sul mondo, comprendendo relazioni e legami a più scale. Permette di sviluppare un approccio di tipo sistemico per leggere la complessità della realtà. La territorializzazione è intesa come comprensione di come le comunità umane abitano e trasformano il pianeta, ma anche come ruolo attivo della scuola nel territorio.