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Gino Cecchettin, la lettera ai cantanti contro i testi sessisti: “Salire su un palco significa scegliere da che parte stare”

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Gino Cecchettin, il padre di Giulia, nota vittima di femminicidio, ha scritto una lettera fatta recapitare in occasione del festival musicale Aperyshow in cui ha richiamato i partecipanti e non all’importanza del linguaggio e delle parole usate nelle canzoni, contro il sessismo.

“Le parole possono fare la differenza”

Ecco il testo della lettera, riportato da Padova Today: “Carissimo artista, desidero rivolgerti un pensiero che nasce da un luogo profondo e personale, ma che parla anche al presente di tutti noi. Come sai, sono il padre di Giulia Cecchettin e presidente della Fondazione che porta il suo nome. Giulia potrebbe essere al concerto stasera ma non potrà farlo. A Giulia sarebbe piaciuto stasera ballare e cantare assieme ai suoi coetanei, lei non ballerà più, non ascolterà più nessuna canzone o concerto. Il motivo presumo che tu lo sappia, colui che diceva di amarla ha deciso per lei il suo destino di vita. La mia missione ora è lavorare ogni giorno per contrastare la violenza di genere, promuovendo una cultura del rispetto, della consapevolezza e della responsabilità collettiva”.

“Per questo mi rivolgo a te non solo come musicista ma come comunicatore e creatore di immaginario: le parole che scegli, i messaggi che trasmetti, arrivano a migliaia di giovani, e lasciano tracce. Lo sai benissimo che le parole che usi possono fare la differenza. Le parole sono potentissime: possono creare empatia o distacco, comprensione o pregiudizio, gioia o dolore, amore o odio, violenza o pace. Ti invito a riflettere sul valore di questa occasione: salire su un palco, oggi, significa anche scegliere da che parte stare. Ti chiedo, con tutto il rispetto e la fiducia che si deve agli artisti veri, di considerare la possibilità di lasciare da parte, in questa e in future esibizioni, quei contenuti che – consapevolmente o no – possono alimentare una cultura della sopraffazione. Abbiamo bisogno della tua arte. Abbiamo bisogno che dica libertà, dignità, amore, bellezza. Abbiamo bisogno di artisti che sappiano anche cambiare spartito”.

Testi sessisti, i cantanti nel mirino

In questi mesi sono molti i cantanti nel mirino dell’opinione pubblica per aver scritto pezzi sessisti: primo tra tutti Tony Effe, che è stato escluso dal concerto di Capodanno di Roma proprio per questo. Il cantautore e rapper Marracash non riceverà la laurea honoris causa all’Università di Messina secondo quanto approvato all’unanimità a novembre 2024 dal Consiglio del Corso di Studi per “potenziale rischio di promuovere una cultura legata a contenuti sessisti”, ad esempio.

La questione è sempre quella: i testi violenti e sessisti devono essere considerati comunque una forma d’arte e vanno separati dalla persona? Quanto sono in grado di influenzare i giovanissimi? Perché è importante partire dalla vita quotidiana e dall’educazione per evitare gesti violenti?

Gino Cecchettin alla Tecnica della Scuola: “Studenti, imparate a vivere i no”

Lo scorso martedì 25 febbraio, dalle ore 11.00 alle ore 12.00, si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere che si manifesta – come le cronache evidenziano – sempre più spesso anche tra le aule e nelle scuole.

Presente alla diretta Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, che porta il nome di sua figlia, la 22enne uccisa per mano del proprio fidanzato nel novembre 2023. La Fondazione, come abbiamo avuto modo di scrivere, ha l’obiettivo di combattere la violenza di genereanche e soprattutto partendo dalla scuola.

Ecco le parole di Gino Cecchettin ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.

Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.

“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.