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Giovani, è record disoccupazione. E l’artigianato non tira più

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Proprio nel giorno in cui l’Istat annuncia che in Italia a maggio 2012 il numero di ragazzi tra i 15 e i 24 che non frequentano né scuola, né università, né hanno un’occupazione, ha raggiunto il 36,2% (il tasso più elevato da quando 20 anni fa sono iniziate le serie storiche), dalla Cgia di Mestre giungono segnali preoccupanti sulle proiezioni a lungo termine riguardanti il futuro di decine di mestieri artigianali. Secondo l`elaborazione della Cgia veneta, in pratica, nei prossimi 10 anni potremmo perdere 385mila posti di lavoro ad alta intensità manuale presenti nell`artigianato e nell`agricoltura.
È davvero lunga la lista dei lavori artigianali in via di estinzione: si va dai pellettieri ai valigiai, dai borsettieri ai falegnami. Poi ci sono impagliatori, muratori, carpentieri, lattonieri, carrozzieri, meccanici auto, saldatori, armaioli, riparatori di orologi, odontotecnici, tipografi, stampatori offset, rilegatori, riparatori radio e Tv, elettricisti, elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla maglieria, sarti, materassai, tappezzieri, dipintori, stuccatori, ponteggiatori, parchettisti e posatori di pavimenti. Insomma, una quantità tale di professioni, molte delle quali storiche e legate ai territori e alla cultura, rischierebbe fortemente di scomparire. Con la conseguenza di modificare l’assetto professionale e culturale. Le proiezioni non risparmiano il settore dell`agricoltura, nel quale potrebbero non trovare più collocazione gli allevatori di bestiame nel settore zootecnico e i braccianti agricoli.
Molte professioni storiche presenti nell`artigianato – sottolinea il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – rischiano di scomparire. Non solo perché manca il ricambio generazionale, ma anche perché non sono più redditizie o non hanno più mercato. Oberati da tasse e da una burocrazia sempre più asfissiante, molte imprese chiudono i battenti, lasciando dei vuoti culturali che rischiamo di non riuscire più a colmare, nonostante la crisi abbia avvicinato molti giovani a queste attività“.
Non mancano, sempre tra le professioni a rischio estinzione, anche occupazioni più “generiche” come autisti, collaboratori domestici, addetti alle pulizie, venditori ambulanti, uscieri e lettori di contatori.
Insomma, nei prossimi anni sembrerebbe in arrivo un ulteriore carico di disoccupati, stavolta meno giovani, per i quali lo Stato farebbe bene a tenere alta l’attenzione: ignorando il loro destino professionale, non creare i presupposti per una loro agevole ricollocazione, significherebbe mettere in crisi milioni di famiglie italiane. Ed anche migliaia di scuole tecniche e professionali. Con la corsa al liceo destinata a crescere.