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Giovani, si fa sempre più dura: aumenta il rischio povertà

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Anche gli ultimi giorni del 2011 portano notizie poco rassicurabili per i giovani italiani: in chiusura d’anno l’Istat ha infatti comunicato che se nel biennio 2009-2010 risultano sostanzialmente stabili in Italia sia il “rischio di povertà” (dal 18,4% al 18,2 %), sia quello di “grave deprivazione materiale” (dal 7% al 6,9 %), risulta aumentata (dall’8,8% al 10,2 %), la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, dove cioè le persone di 18-59 anni di età lavorano meno di un quinto del tempo. Approfondendo le stime dell’Istat si scopre che sul dato complessivo di innalzamento del forte disagio economico pesa non poco la carenza di occupazione giovanile. In Italia, come in Francia, appare particolarmente marcato il rischio di povertà per i giovani fra i 18 e i 24 anni, rispetto alle generazioni più anziane. Sempre nella nostra Penisola è stato inoltre riscontrato un più alto rischio di indigenza per i minori di 18 anni.
Dal consuntivo emesso dall’Istituto nazionale di statistica risulta che “la percentuale di famiglie che nel 2010 ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese è del 16%, non molto diversa dal valore del 2009 (15,3%). Quelle che ritengono pesante il carico delle spese per la casa erano il 48,2% nel 2009 e sono state il 48% nel 2010”. E spesso i maggiori problemi economici sono associati alla presenza di minori. Tanto che la tipologia familiare meno esposta a disagi economici è quella delle coppie senza figli: tra queste, soltanto l’11,7% ha dichiarato nel 2010 di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese, contro il 15,9% di quelle con figli. Queste ultime risultano, in effetti, relativamente più vulnerabili: ad esempio, l’11,8% delle coppie con figli si è trovata nel 2010 in arretrato con il pagamento delle bollette (contro il 5,3% di quelle senza figli). La situazione di maggiore vulnerabilità è quella delle coppie con almeno tre figli: il 19,5% è stata in arretrato con le bollette, il 22,3% con l’affitto o il mutuo ed il 18,6% con le rate per altri prestiti.
Sulla recessione economica delle famiglie pesa tantissimo il calo di occupazione, in particolare delle grandi imprese, confermato sempre dall’istituto di statistica. I dati Istat sul calo ulteriore dell’occupazione delle grandi imprese – ha detto il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini – confermano le tendenze negative del secondo semestre 2011 e proiettano sul 2012 un forte segnale d’allarme per la tenuta produttiva ed occupazionale delle grandi aziende in un contesto che è già di recessione“.