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Gli studenti italiani continuano a preferire il Liceo ad ogni costo, ma mancano i tecnici professionalizzati

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Gli studenti italiani continuano a previlegiare il liceo come scelta del percorso di studi dopo le scuole medie. I numeri del MIUR parlano chiaro. Secondo i dati dell’anno scolastico 2023-24 sul totale degli iscritti alle superiori pari 2.619.287 studenti, la metà circa 1.346.023 studenti hanno scelto il liceo.

Nulla da obiettare sulla scelta ci mancherebbe altro, la riflessione che vogliamo fare è la seguente: per tutti gli studenti che prendono il liceo è stata veramente la scelta migliore che potessero fare?

Il fenomeno degli abbandoni scolastici

Da un lato troviamo migliaia di adolescenti che si perdono in percorsi accademici inadatti alle loro attitudini perché hanno voluto prendere il liceo senza pensare ad altre possibili scelte. Dall’altro, gli istituti professionali rimangono semivuoti, vittime in particolare di pregiudizi radicati nella mentalità italiana. Partiamo dai numeri: i giovani italiani (età tra i 25 e i 34 anni) che sono senza un’istruzione superiore, scesa dal 26% al 22% ma è pur sempre un numero considerevole. La percentuale è giusto precisare, cambia notevolmente tra regione e regione.

Un altro numero su tutti deve far riflettere: nel 2025, il 68% degli abbandoni scolastici avviene dopo il biennio dei licei, contro il 12% dei professionali.

E’ questo un fenomeno che condanna intere generazioni a frustrazioni evitabili, abbandoni scolastici e non solo mentre dalla parte opposta è presente un mercato del lavoro che invece grida ad alta voce la mancanza di tecnici specializzati. Il dibattito non è semplice e l’analisi va fatta su diversi fattori.

Perché i ragazzi non scelgono gli istituti professionali

Il problema dell’ istruzione tecnico professionale italiana sta nel fatto che manca di fatto il suo completamento a livello di percorso di studi terziario. Gli ITS che dovevano rispondere a questa esigenza sono ancora relegati solo in alcune Regioni e poco conosciuti.

Quanto agli esiti occupazionali, risulta che nella maggior parte dei paesi i tassi di occupazione dei giovani adulti con una qualifica di istruzione secondaria superiore tecnico professionale sono più alti rispetto a chi si laurea”. Va detto che probabilmente i guadagni sulla lunga distanza sono inferiori a quelli dei laureati come va anche detto che con il solo diploma il rischio di diventare NEET . Neet (chi non studia né lavora) è più alto tra i 25-29enni diplomati che tra i laureati. (fonte Startmag)

Altro aspetto da non sottovalutare è la pressione culturale presente nella scelta dei ragazzi.

Purtroppo, nonostante la scelta della scuola superiore rappresenti un crocevia decisivo per il proprio futuro, spesso avviene seguendo logiche distorte. Alcuni retaggi culturali delle famiglie italiane fanno pensare che è meglio un 6 al liceo che un 8 al professionale, ma a rendere tossica la scelta dei ragazzi sono ancora di più le aspettative dei familiari: genitori che proiettano sui figli carriere mai realizzate ignorando le attitudini dei figli e le loro passioni latenti.

La rivoluzione silenziosa dei nuovi Professionali

Gli istituti professionali di nuova generazione hanno poco a che fare con gli stereotipi del passato. Parliamo di scuole che hanno laboratori all’avanguardia e didattica innovativa e sono percorsi che possono essere intrapresi anche dopo il diploma.

ITS Academy sono percorsi biennali post-diploma con un tasso di occupazione attuale di circa il 92% . Sono fortemente specializzanti, con il 40% di ore pratiche svolte da professionisti che lavorano nel settore. Hanno una caratteristica molto territoriale che da una parte consente di sviluppare professionisti secondo le esigenze del mercato della regione di appartenenza, dall’altro lato non essendo sviluppati a livello Nazionali non riescono a raggiungere ancora un numero elevato di studenti. Ma sono in forte crescita spinti anche dalle scelte dell’attuale Governo.

Digital Factory: Sono aule trasformate in vere e proprie officine tecnologiche.Digital Factory” Si riferiscono in particolare a diverse iniziative formative o progetti nell’ambito scolastico, legati all’innovazione digitale e alla transizione verso l’Industria 4.0. Queste iniziative possono includere corsi di formazione, laboratori pratici e progetti che coinvolgono l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things (IoT) e la digitalizzazione dei processi produttivi

Green Jobs School: offrono specializzazioni in energie rinnovabili e economia circolare. Una “Green Jobs School” mira in particolare, a preparare le nuove generazioni alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica, fornendo loro le competenze necessarie per operare in un mercato del lavoro sempre più orientato alla sostenibilità.

Come rompere l’attuale circolo vizioso

Serve cambiare mentalità con l’obiettivo che la scelta dei ragazzi delle medie diventi una scelta più matura più legata alle proprie esigenze, attitudini richiede un percorso complesso.

Prima di tutto il percorso di orientamento effettuato deve basarsi sull’ascolto attivo, su test attitudinali e non sui voti (hai volti alti quindi meglio se prendi il Liceo).
Altro aspetto importante legato all’orientamento riguarda gli open day che dovrebbe passare dall’essere mere operazioni di marketing dei singoli istituti a Open day “esperienziali” (fonte Scuole-cantu) dove si fanno vedere ai ragazzi le vere prospettive lavorative, le materie di insegnamento e le collaborazioni con le imprese attive.

I numeri parlano chiaro: l’Italia ha bisogno di 250.000 posti di lavoro tecnici attualmente non coperti, mentre migliaia di laureati su indirizzi ormai con pochi sbocchi professionali faticano a trovare occupazione. Un paradosso che costa al Paese circa 3 miliardi l’anno in mancata produttività.

La soluzione è a portata di mano, riempiamo le aule degli Istituti professionali, aumentiamo quelle degli Istituti tecnici, mandiamo al Liceo chi veramente ha voglia di diventare ingegnere o medico.