Home Attualità Global Education Insights 2025: la scuola globale è esausta. Ecco perchè

Global Education Insights 2025: la scuola globale è esausta. Ecco perchè

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L’analisi di McGraw Hill ha raccolto le opinioni, analizzato retribuzioni, salute complessiva e mobilità del corpo docente a livello globale, identificando gli elementi in comune e caratterizzanti di alcuni territori ed aree geografiche. Ha chiarito un punto evidente: vero che l’innovazione tecnologica resta un elemento di difficile applicazione per via della scarsa preparazione del personale, nonché per l’assenza di fondi strutturali, ma la retribuzione, lo stress, la mancanza del supporto familiare e la scarsa motivazione generale degli studenti costituiscono elementi di grande preoccupazione e largamente analizzati e narrati nel report. L’analisi è trasversale, ed interessa da vicino docenti e personale scolastico ed il rapporto con gli studenti e tra studenti; identifica gli elementi da migliorare, le nuove sfide ed i risultati, i traguardi raggiunti rispetto alle scorse edizioni. Preoccupa, anche a causa della mole di lavoro sommerso (correzione di compiti e verifiche, preparazione di contenuti didattici e lezioni frontali), la salute mentale del corpo docente a livello globale: si registrano sempre più casi di ansia e depressione croniche, anche legate al fatto che la professione ed il suo esercizio divengono sempre meno sicuri. Gli attriti con le famiglie, gli studenti e le comunità hanno sfociato in azioni violente che hanno traumatizzato il personale. Un caso di due anni fa, un docente assassinato a coltellate in Francia ha provocato la mobilitazione prima e le dimissioni poi di numerosi colleghi per via del timore accumulato.

I dati e gli elementi del rapporto

Il nuovo rapporto Global Education Insights 2025, pubblicato da McGraw Hill, traccia una linea d’allarme che attraversa il mondo dell’istruzione da Nord a Sud del pianeta. Oltre ai divari economici e tecnologici, emerge un’emergenza silenziosa: quella della salute mentale di studenti e insegnanti. Secondo il sondaggio condotto in 15 Paesi – tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Brasile, India e Sudafrica – oltre il 70% dei docenti dichiara di sentirsi sovraccarico dal punto di vista emotivo, mentre il 64% segnala un calo di motivazione e di concentrazione tra gli alunni, spesso accompagnato da sintomi di ansia e distacco sociale. Il rapporto parla di una “fatica educativa globale”, un fenomeno acuito dalla pandemia ma ormai strutturale: carichi di lavoro crescenti, classi sempre più eterogenee e la pressione costante di risultati misurabili hanno reso l’ambiente scolastico un luogo di tensione più che di crescita. Molti insegnanti, soprattutto nei sistemi pubblici, raccontano di sentirsi “emotivamente esausti” e poco ascoltati dalle istituzioni. Non si tratta solo di una questione di stipendi o organici, ma di riconoscimento: meno di un quarto delle scuole intervistate dispone di programmi dedicati alla salute mentale, e solo una su dieci può contare su uno psicologo interno. “Abbiamo imparato a usare la tecnologia, ma non ancora a prenderci cura di noi stessi”, scrive il rapporto, sintetizzando una realtà che accomuna Paesi ricchi e poveri.

E in Italia?

In Italia, il tema assume contorni particolarmente complessi. I dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito mostrano un aumento del 30% dei casi di disagio psicologico tra gli studenti negli ultimi cinque anni, con una concentrazione significativa nella fascia 11-16 anni. A ciò si aggiungono episodi di aggressività, isolamento e calo dell’attenzione, segnalati quotidianamente dai docenti alle istituzioni ed Enti Locali. Secondo una rilevazione di Telefono Azzurro, quasi uno studente su tre ha chiesto aiuto per ansia, stress o bullismo in forme e canali diversi. Ma anche tra gli insegnanti la situazione è difficile: l’INAPP stima che il 58% dei docenti italiani soffra di sintomi riconducibili al burnout, mentre il 45% si sente “solo” nel fronteggiare problemi psicologici in classe. Le risposte istituzionali restano frammentarie: i fondi PNRR per il benessere scolastico coprono meno del 15% delle scuole italiane, e le figure di psicologi o educatori restano precarie e mal distribuite sul territorio nazionale. La lezione del rapporto è chiara: senza investire sul benessere emotivo di chi insegna e di chi impara, nessuna riforma potrà davvero funzionare in Italia ed altrove nel mondo. La scuola globale, ed in particolare quella italiana, necessita di comprensione, equilibrio, benessere e salute: senza questi elementi nessun cambiamento potrà dirsi effettivo.