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I difetti delle ultime generazioni studentesche: frutto di quali colpe delle generazioni adulte?

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Maleducati, ignoranti, arroganti, indifferenti, spesso violenti? Il giudizio sui giovani d’oggi è quasi unanime. Tuttavia, oltre a non generalizzare, ci si dovrebbe porre una domanda: quali le responsabilità degli adulti nel realizzarsi della situazione attuale?

I quindicenni d’oggi sono nati nel 2010: figli dunque in gran parte della “generazione X” (i nati tra il 1965 e il 1980) o dei primi millennials (“generazione Y”, nati 1981/1996) e nipoti dei “baby boomer” (1946/1964).

Quando il sabato non si ballava, ma si protestava

I primi boomer furono il motore della contestazione degli anni ‘60 e ‘70. A quell’epoca il sabato non si andava a (s)ballare in discoteca, ma in piazza a protestare per un mondo migliore, senza guerre né ingiustizie. Si immaginavano nuovi possibili modelli di organizzazione della società. Si discuteva di autoritarismo, democrazia, uguaglianza, fratellanza, giustizia, per una vita più umana, in armonia con la natura, nel rispetto degli ecosistemi e degli esseri viventi tutti. Le maggiori conquiste sociali e legislative sono state raggiunte dal 1969 in poi, grazie a quei giovani e a quell’impegno. Se dall’altra parte del mondo un dittatore torturava e uccideva, tutti in piazza per solidarietà con quel popolo lontano. Per questo l’ottimismo era potente, e così la speranza. Ci si sentiva forti, perché l’impegno collettivo, il desiderio di leggere, capire, argomentare, progettare il futuro faceva sentire uniti e protetti. Nelle scuole si insegnava che tutto andava a migliorare, che il futuro sarebbe stato sempre migliore.

Dalla piazza alla discoteca

Tuttavia, già i nati alla fine degli anni ‘50 erano diversi. Avvezzi al benessere del boom economico, alla pubblicità di Carosello, ai beni di consumo, cominciarono presto a dar per scontato quel benessere, a pensare che la libertà fosse naturale e indistruttibile, e che non fosse necessario difenderla. Quando poi gli anni di piombo seminarono stragi nelle piazze e sui treni, e la contestazione sfociò in guerra per bande, le cose cambiarono. Forze oscure infiltrarono e diressero l’involuzione: come ampiamente dimostrato dalle indagini della magistratura e della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, infatti, la strategia della tensione fece il gioco di chi la pilotava, con lo scopo di “destabilizzare per stabilizzare”. La maggior parte delle persone iniziò a chiudersi nel privato, mentre fiumi di droga venivano offerti ai giovani per dirottarli sui paradisi artificiali. Intanto, film come La febbre del sabato sera li invitavano nelle discoteche. Il movimento giovanile si affievolì sempre più. Nel 1980 Canale 5 importava in Italia il modello statunitense — seguito poco dopo anche da mamma RAI — della TV spazzatura inzeppata di pubblicità. Gli italiani non si accorsero di star diventando come quel tipo di cittadini americani che Woody Allen scherniva: incapaci di andar oltre una cultura televisiva consumistica, superficiale, sessista, classista, populista, senza più affrontare temi seri né costruttivi.

Chiusura nel privato e declino dei diritti

Gli italiani si rinchiusero poco a poco nelle proprie case, nel proprio privato, desiderosi di svago, decisi a non pensare più. Non si accorgevano che, accontentandosi sempre più dei circenses, avrebbero anche avuto sempre meno panem.

Ed eccoci all’Italia di oggi: 45 anni dopo, il Paese è irriconoscibile. La Costituzione è onorata a parole nei suoi principi basilari, quelli enunciati nella Parte Prima; ma è spesso contraddetta da comportamenti, dichiarazioni, proposte di legge, politiche concrete. Non esiste organo di garanzia costituzionale che possa ripararla dalla gragnola di colpi che le piovono addosso come grandine grossa.

Denigrazione e stravolgimento della Scuola

Tutto ciò detto, come potrebbero i giovanissimi non risentire della situazione in cui vivono? Come potrebbe la Scuola? La colpa più grave della generazione adulta è quella di non aver mai difeso la Scuola — organo costituzionale di basilare importanza, perché costruisce i cittadini — dalle politiche che in 40 anni l’hanno sfigurata, imbrigliata, addomesticata, disinnescata. La Scuola non è più l’ascensore sociale (né il contropotere) che era e che sarebbe dovuta restare. La democrazia senza una Scuola libera non è più democrazia. La Scuola è libera se non è costretta a scimmiottare mode didattiche legate a ideologie politiche e interessi economici. Oggi la burocrazia schiaccia la didattica vera: quella decisa liberamente dal docente in base a convinzioni, etica professionale, amore per la disciplina insegnata. La schiaccia, perché mira a imbrigliare la libera creatività didattica dei professionisti dell’istruzione, onde favorire una pedagogia aziendalistica di Stato, piegata a interessi industriali e multinazionali, che tutto dovrebbero fare fuorché impicciarsi di Scuola: istituzione che essi non conoscono né amano, e che vogliono semplicemente addomesticare per fini privati inconciliabili con la democrazia.

Dall’impegno alla furbizia

Troppi adulti si son lasciati indurre al disprezzo nei confronti di studio, impegno, docenti e Scuola, nella convinzione che sia furbo chi ottiene risultati senza fatica, e che la promozione facile sia un diritto. Non a caso il declino della Scuola italiana (una delle migliori al mondo) è coinciso col declino del Paese, con la perdita delle tutele per il lavoro e per la vecchiaia: diritti conquistati a caro prezzo dal 1945. Mentre salari e diritti venivano erosi, tutti si chiudevano nella dimensione privata, pretendendo diplomi ottenuti senza sforzo né impegno. Questo è stato insegnato ai figli, e questo oggi raccogliamo. Si preferisce difendere sempre i fanciulli, farli uscire di scuola prima delle verifiche, giustificarne assenze, scappatelle, marachelle d’ogni tipo; anche se ciò li rende incapaci di ascoltare, parlare, leggere, scrivere, emozionarsi. Sembra accettabile persino che i giovani non riescano più a leggere per intero un libro, nemmeno se a fumetti, perché incapaci di seguire un discorso lungo, una storia lunga, un film al cinema, abili ormai solo a “scrollare” compulsivamente immagini in movimento di TikTok (talora senza comprenderle). Sono molti i ragazzi che confessano candidamente di non riuscire a seguire un filmato più lungo di dieci minuti! Sintomi di qualcosa che somiglia alla demenza? Come può un docente conquistar cuori e menti di alunni ridotti così?

I risultati nell’Italia di oggi

Ecco perché gli adolescenti sono disorientati, depressi, infantili, arroganti, istupiditi, violenti, curvi nell’adorazione del cellulare. La situazione non cambierà finché le generazioni adulte non ne prenderanno coscienza, tornando a stimare i docenti e ad onorare Scuola, impegno e cultura: gli strumenti dell’emancipazione personale e sociale.