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I dirigenti scolastici al Governo: introduca risorse certe e la chiamata diretta dei prof

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Nelle stesse ore in cui il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, rendeva pubblici gli obiettivi generali che durante la sua permanenza a capo del Dicastero di viale Trastevere intenderà realizzare, anche le associazioni dei dirigenti scolastici – attraverso due delle associazioni di categoria più rappresentative – hanno deciso di indicare al nuovo Governo quali obiettivi dovrebbe perseguire.
Si tratta di posizioni nette, per certi versi originali, che su diversi punti appaiono in forte contrasto rispetto a quelle dei sindacati che tutelano docenti e personale Ata. La prima associazione ad uscire allo scoperto è stata l’Andis, attraverso un documento stilato in occasione dell’incontro tra i rappresentanti del direttivo nazionale, svolto il 29 novembre a Vico Equense.Neldocumento i dirigenti spiegano che il Governo in carica ha “la possibilità e il dovere di assumere iniziative immediate su precise priorità”. Che vengono indicate allo stesso esecutivo. Il primo punto indicato dall’Andis riguarda l’autonomia scolastica, da intendersi “come scelta di fondo di politica educativa, riprendendo con forza la tematica dell’assegnazione di risorse certe alle scuole in termini di personale (organico funzionale), di finanziamenti”. Si chiede poi che la figura del dirigente scolastico venga “riconosciuta a pieno titolo come tale e quindi equiparata sotto tutti gli aspetti a quella degli altri comparti dello Stato”. Non poteva mancare una storica rivendicazione dell’Andis: “l’adozione di strumenti di valutazione del servizio, dei dirigenti e di tutti gli operatori scolastici”, anche mettendo l’Invalsi nelle condizioni “di svolgere rilevazioni attendibili e permanenti”. Attenzione però, avverte l’associazione: “la valutazione degli operatori non può essere confusa con una premialità rivolta a pochi”.
L’Andis indica, inoltre, come dovrebbe essere verificato l’operato dei dipendenti della scuola: premessa la contrarietà per “i riconoscimenti economici ‘una tantum’”, è giunto il momento di puntare su “una vera e propria carriera che abbia come risultato l’affidamento di compiti e funzioni di coordinamento didattico ed organizzativo”. Per i docenti l’Andis auspica “la formazione in servizio, obbligatoria e condotta con criteri di sostegno alla progettazione e, prima ancora, il decentramento al livello più vicino possibile alle scuole dei meccanismi di assunzione”.
L’associazione chiede poi l’avvio “di una riflessione sulla scuola di base, anche tenendo conto delle riflessioni condotte dalla Fondazione Agnelli sulla scuola secondaria di primo grado, a partire dai concreti problemi che sta provocando l’applicazione delle norme Gelmini nel primo ciclo e l’evidente contrasto tra le diverse indicazioni nazionali”. Come “è sotto gli occhi di tutti la fase di stallo in cui versa il riordino del secondo ciclo”, continua l’Andis, anche “per la mancanza di indicazioni chiare sulle modalità di accertamento e certificazione delle competenze, che costituisce la chiave di volta anche per la costruzione di un sistema credibile di formazione permanente”. E per farlo occorrono adeguate “misure di supporto”. L’ultimo punto l’Andis lo dedica al “processo di decentramento delle competenze gestionali dal Ministero alle Regioni”: per i dirigenti sarebbe opportuno organizzare “momenti di partecipazione sostanziale delle scuole autonome alla formazione delle decisioni relative alla programmazione dell’offerta formativa sul territorio”.
Anche l’Anp si è rivolta al Governo, approfittando della presenza al proprio congresso del nuovo ministro Profumo. Lo ha fatto in occasione del IX congresso nazionale, durante il quale Giorgio Rembado è stato confermato alla guida dell’associazione con quasi il 90 % dei consensi: tra i punti toccati dal confermato presidente, su cui Profumo ha detto di sentirsi sostanzialmente d’accordo, figurano piena attuazione dell’autonomia; la messa a disposizione di risorse certe, non vincolate e monitoraggio degli esiti; lo sviluppo della professionalità docente attraverso un sistema di valutazione e di chiamata diretta da parte delle scuole; il rilancio della dirigenza. Rembado ha anche auspicato anche una celere conclusione dei concorsi per dirigente scolastico e dirigente tecnico: l’obiettivo è “assicurare le assunzioni in servizio per il prossimo anno scolastico” e a tal fine auspica che il Miur non ceda “alle pressioni dei ricorrenti per uno slittamento” poiché “offrirebbe più tempo per la presentazione di ricorsi al Tar”.

Durante la relazione di Rembado non sono mancate le critiche all’operato dell’ultimo Governo Berlusconi: “se si considera il costo complessivo del sistema d’istruzione (oltre 50 miliardi di euro sommando gli oneri pubblici nel loro insieme), i 250 milioni che si risparmiano sui dirigenti scolastici – ha sottolineato il presidente Anp – sono ben poca cosa, lo 0,5%, a fronte delle conseguenze che si potrebbero generare senza neppure averle volute”. Rembado ha infine ribadito come la professione docente risulti a tutt’oggi ancora “prigioniera di un contratto che ne mortifica ogni possibile diversificazione e sviluppo”.