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I docenti sacrificati sull’altare dell’autonomia scolastica?

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Gli ultimi provvedimenti presi in Consiglio dei Ministri sulla legge di stabilità rimangono quasi tutti confermati. La notizia arriva nella tarda serata di ieri mentre molti docenti delle scuole secondarie italiane erano speranzosi di un ripensamento riguardo l’aumento dell’orario di lavoro di sei ore settimanali.
Il governo, infatti, non intende fare alcuna marcia indietro rispetto alla sostanza del testo varato dal Consiglio dei Ministri del 10 ottobre scorso. Il capo del governo è determinato e fermo nelle sue posizioni: “eventuali ulteriori modifiche al testo potranno arrivare solamente da emendamenti parlamentari, ma il tutto dovrà avvenire a saldi invariati”.
La conseguenza di tale fermezza e determinazione sarà anche quella di rischiare , se dal parlamento non arriveranno emendamenti riparatori, l’imposizione di un congruo aumento dell’orario di servizio per i professori delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Si tratta dell’innalzamento da 18 a 24 ore di servizio settimanali senza alcun aumento di stipendio, per chi insegna qualsiasi materia, compreso il sostegno, in una scuola secondaria. Ma perché questo provvedimento così vessatorio nei confronti di una categoria già così lungamente vessata? Qual è il senso di questo taglio di posti di lavoro, mentre allo stesso tempo si bandiscono concorsi a cattedra? Qual è la verità che il ministro Profumo ci tiene nascosta? Probabilmente questo provvedimento è un soccorso strategico per mantenere in piedi l’autonomia scolastica e il funzionamento organizzativo delle scuole. In buona sostanza si tratta di sacrificare i docenti sull’altare dell’autonomia scolastica. Infatti le sei ore aggiuntive di aumento del orario settimanale, serviranno a fare risparmiare soldi del fondo d’istituto, come per esempio il pagamento di ore eccedenti l’orario cattedra e le supplenze brevi. Infatti l’art.3 della proposta di legge di stabilità afferma: “Nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo nonché per posti di sostegno, purché in possesso del relativo diploma di specializzazione”.
 In sostanza, i docenti di ruolo andranno ad occupare gli spezzoni cattedra, le brevi o anche più lunghe supplenze di personale in congedo, togliendo il posto a miglia di precari , che potrebbero dire addio a stipendio ed assunzione per i prossimi anni. Ma allora perché sprecare soldi per il concorso a cattedra? Con questa manovra si deve tenere conto che la scuola avrà a disposizione circa 200 ore annue in più a docente, senza aggravio di spesa. Quale l’alternativa a questo macigno che pesa sulla pancia dei professori? 
Si potrebbero eliminare gli inutili progetti Pof, che servono solo ad arrotondare il magro stipendio di qualche docente, si potrebbe fare a meno delle funzioni strumentali, che spesso funzionano male, poco ed arricchiscono la busta paga di pochi docenti per istituto, si potrebbero eliminare i corsi di recupero, che non recuperano proprio un bel niente, anzi sono un’agonia sia per lo studente che per il docente, si potrebbe ridurre l’apertura delle scuole di pomeriggio, si potrebbero ridurre i benefit dei dirigenti scolastici che spesso delegano i docenti per assolvere compiti che toccherebbero a loro. Insomma le alternative ci sarebbero, ma siamo convinti che per il mostro politico che regge questo governo (PD,PDL,UDC), la soluzione sarà ancora una volta sacrificare i docenti sull’altare di questa costosissima autonomia scolastica.