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I test non servono a valutare il pensiero critico

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I percorsi logici, tipici del ragionamento matematico, il pensiero critico che più globalmente attraversa varie discipline, da quelle scientifiche a quelle umanistiche, da quelle filosofiche a quelle antropologiche, ma anche da quelle tecno-pratiche a quelle economiche, dovrebbero essere i pilastri principali su cui valutare. Un docente che si rispetti basa la sua valutazione cercando di misurare il percorso logico e il pensiero critico di una risposta.
Le fonti principali del pensiero critico sono l’analisi e l’osservazione che si tramutano, con una chiara e trasparente elaborazione, in ragionamento puro e stile comunicativo.
Nel campo educativo è preminente l’idea che sia più utile e produttivo, per la sfera cognitiva degli studenti, esercitarsi utilizzando il pensiero critico, piuttosto che imparare a memoria pagine e pagine di libro.
Recentemente, appena l’altro ieri, all’apertura del convegno “La valutazione nella conoscenza” organizzato dalla Flc Cgil con il supporto dell’associazione professionale Proteo Fare Sapere, a cui ha partecipato, come relatore anche il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, è stata fatta ascoltare un’interessante intervista a Marta Nussbaum.
Chi è Marta Nussbaum? È una filosofa statunitense di livello mondiale, considerata tra i 100 intellettuali più influenti al mondo.
Secondo l’autorevole giudizio della filosofa americana i test a risposta multipla, quelli che per intenderci utilizza l’Invalsi per valutare il nostro sistema scolastico, deprimono il pensiero critico e non sono in grado di valutare la reale preparazione dell’individuo.
Negli Stati Uniti, continua a spiegarci l’intellettuale americana, ci si è resi conto dei gravi problemi collegati agli errori di valutazione.
I test a risposta multipla sono il frutto di scarsi investimenti sul tema della valutazione .
L’utilizzo di questi test ha indotto gli insegnanti a trascurare, come strumento di valutazione, il pensiero critico, la qualità dello scrivere, commettendo palesi errori di valutazione. Un altro errore strutturale è definire il metodo prima di stabilire cosa vada valutato e gli obiettivi che si intende raggiungere.
Infine la filosofa dell’università Chicago afferma che “se c’è un buon sistema di valutazione, vuol dire che la democrazia ha già fatto un progresso”. Il ministro Carrozza ha condiviso in pieno l’analisi di Marta Nussbaum, per cui ci attendiamo che in Italia si abbandoni la strada dei test Invalsi per imboccare uno strumento valutativo che abbia l’obiettivo di valutare il percorso logico e il pensiero critico.