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Il 7 in condotta non è ancora legge, ma già fa tanto discutere

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Il mondo della scuola accoglie con toni e reazioni diversificate l’intenzione del Governo di reintrodurre il sette in condotta: le idee del Ministro Mariastella Gelmini, inserite nel ddl, di far “concorrere il comportamento ai fini della valutazione complessiva, sono infatti state accolte con freddezza e scetticismo sia dall’opposizione politica sia da una parte delle associazioni di categoria. Decisamente meglio dai componenti del Governo che dopo aver dato l’ok al provvedimento si sono lasciati andare a commenti entusiastici.
Sul progetto di ritorno al rigore ed alla fermezza a scuola si è soffermato anche il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo cui “una maggiore compostezza è assolutamente indispensabile e l’introduzione del voto sulla condotta è già un segnale in questo senso”.
Il Premier ha anche sottolineato che il provvedimento frenerà l’imperversare del bullismo: “c’è attesa per fermare questi fenomeni assolutamente negativi che si stanno verificando nelle nostre scuole”. Il ddl prevede infatti sanzioni di allontanamento superiore a 15 giorni fino al termine dell’anno scolastico con esclusione dallo scrutinio o dall’esame per gli alunni “con comportamenti riconducibili – ha detto sempre Berlusconi – a ipotesi di reato come violenza privata, minaccia, percosse, ingiurie, reati di natura sessuale, incendio o allagamento”. Nel nuovo statuto c’è poi l’obbligo per le scuole di modificare i regolamenti interni per consentire l’applicazione del nuovo e più rigoroso regime sanzionatorio verso gli studenti. L’Unione degli studenti ha già annunciato di voler contrastare il ddl proprio perché in in disaccordo con quello in vigore oggi dal 1998 dopo anni di battagli studentesche.
Ma non tutti gli studenti si opporranno al ritorno del sette in condotta. Il Movimento Studenti Cattolici “ritiene infatti che sia necessario tutelare gli studenti meritevoli anche nel comportamento, per questo sosteniamo la reintroduzione sulla valutazione della condotta”.
Alterne le reazioni anche dall’opposizione politica. Ad iniziare dal Pd, rappresentato da Antonio Rusconi, capogruppo per i democratici in commissione Cultura al Senato: “Può essere positivo che il comportamento concorra alla valutazione complessiva dello studente”, ha prima detto Rusconi. Per poi lanciare un forte attacco al ministro Gelmini, reo di non aver partecipato “in questi due giorni di dibattito alla Camera sui tagli contenuti nel Dl 112, che sono pari a 8 miliardi di euro: la Gelmini non si sia fatta vedere e non abbia fatto sentire la sua voce. Anche questo – ha concluso il senatore Pd – vuol dire rispettare le regole”.
Dello stesso parere è il senatore Fabio Giambrone, vicepresidente del gruppo Italia dei Valori e membro della commissione Istruzione, secondo cui il ddl approvato dal Consiglio dei Ministri per reintrodurre il voto sul comportamento a scuola non andrebbe oltre “il solito fumo negli occhi con operazioni di facciata: il ritorno del voto in condotta – ha detto l’esponente dell’Idv – può essere infatti un deterrente per contrastare gli episodi sempre più frequenti di teppismo e bullismo negli istituti, ma la linea del rigore, intrapresa dal ministro Gelmini, purtroppo non si accompagna al rinnovamento della scuola italiana che ha bisogno di risorse e investimenti, non di tagli indiscriminati”, ha concluso Giambrone.
Nei prossimi giorni il Ministro Gelmini avrà il difficile compito di mediare le diverse posizioni. Il responsabile del dicastero di viale Trastevere ha infatti spiegato che nelle prossime settimane intenderà incontrare le associazioni scolastiche interessate. Con alcune, come il Moige non dovrà impegnarsi molto: il Movimento italiano genitori ha già fatto sapere che ritiene il progetto di legge “uno strumento che consente una valutazione più ampia della crescita e della maturazione dei ragazzi: è inconcepibile avere nella nostra scuola ragazzi magari capaci, bravi, ma fuori dalle regole educative. Questi sono i passi giusti per restituire alla scuola l’autorità che merita attraverso l’ordine, la legalità e il rigore”. Con altri, come l’Unione degli studenti, sarà invece difficile trovare un accordo. A livello politico la “questione” verrà invece probabilmente affrontata in sede di Commissioni Cultura, dove lo stesso Ministro sarà in fase conclusiva chiamato in audizione per dare spiegazioni convincenti ai vari componenti.