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Il caso decreto “assunzioni” scuola, tra manovra elettorale e l’attesa sentenza della Corte Europea

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Due giorni prima delle politiche europee, che come ben ha dimostrato la campagna elettorale nazionale, sembrano essere più una sorta di referendum interno sul nuovo governo che processi elettorali chiamati a definire il nuovo parlamento europeo, viene pubblicato il decreto n. 356 del 23 maggio 2014, che autorizza lo scorrimento delle graduatorie del concorso indetto con DDG n. 82 del 24 settembre 2012 oltre il numero dei posti banditi, già dall’a.s. 2014/15.

La platea dei destinatari, con riferimento al concorso 2012, è incerta, chi parla di 4.000 docenti, chi di 7.000 mila docenti, e se si amplifica, all’italiana, l’effetto che può avere questo decreto nell’ambito familiare, i voti possono certamente essere triplicati ed in ogni caso essere una quasi certezza. Meglio 7.000 voti possibili che nessun voto possibile. Cosa da non poco conto, visto che l’astensionismo sarà il primo partito e che la differenza tra le principali forze politiche, quale PD e M5S sarà a dir poco sottile e dunque si deve rastrellare ovunque ciò sia consentito, anche giocando con le speranze delle persone. Certo, gli scontenti, i precari storici, sono molto di più, ma probabilmente la maggior parte di loro non avrebbe votato perché delusa e rassegnata dal sistema attuale e pregresso, un sistema nato precario e che continua a stabilizzarsi nella precarietà assoluta.

Ma a parte questa personale valutazione elettorale, ben avendo imparato nel corso del tempo che le coincidenze non sono mai casuali, si deve anche tener conto delle indicazioni come fornite dalla Commissione europea in ordine al contenzioso storico sulla precarietà nella scuola.

 L’Italia, come è noto, spende e spande oltre 300 milioni di euro annui per la precarietà, e la Commissione europea, nelle sue memorie nei procedimenti considerati, ha affermato che : “Non può ritenersi obiettivamente giustificata ai sensi della clausola 5, punto 1, lett. a) dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, siglato il 18 marzo 1999, che compare in allegato alla direttiva del Consiglio 28 giugno 1999, 1999/70/CE, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, una legislazione nazionale che consente il rinnovo di contratti a tempo determinato non solo per la sostituzione di personale temporaneamente assente ma anche per la copertura dì vacanze nell’organico del personale docente e ausiliario tecnico amministrativo della scuola statale in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale di ruolo, senza che vi sia alcuna certezza sul momento in cui tali procedure saranno espletate e, pertanto, senza prevedere criteri obiettivi e trasparenti per di verificare se il rinnovo dei contratti in questione risponda effettivamente ad un ‘esigenza temporanea reale, sia atta a raggiungere lo scopo perseguito e necessaria a tal fine. Spetta al giudice nazionale verificare se tali condizioni ricorrano nel caso di specie”.

 Ma anche che: “i principi generali di certezza del diritto, tutela del legittimo affidamento, parità delle armi nel processo, (..) non ostano a che, nel campo di applicazione della direttiva 1999/70/CE, il legislatore nazionale adotti nuove disposizioni retroattivamente applicabili che incidano sui diritti derivanti per i singoli da norme anteriore e influenzino la soluzione di controversie pendenti, ove tale legislazione sia giustificata da motivi imperativi di interesse generale. Ragioni di carattere puramente finanziario non costituiscono, di per sé e salvo casi estremi, motivi imperativi di interesse generale sufficienti”. Probabilmente al Miur avranno fatto i conti. Una parte consistente dei ricorrenti, che ha agito in giudizio per chiedere la conversione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato è quella ora interessata dalla manovra retroattiva del nuovo decreto ministeriale, in conformità con le indicazione della Commissione europea.

Una piccola ma significativa sanatoria pro tempore importante per le casse dello Stato italiano, anche perché, bisogna ricordarlo, che non sono certamente 130mila i ricorsi depositati nei Tribunali, e molti dei ricorrenti sono già stati stabilizzati nel corso degli anni. Ovviamente la soluzione più equa e giusta sarebbe la stabilizzazione di tutti i precari, e la fine della precarietà nella scuola.

Non voglio parlare di guerra tra poveri, perché non è di questo che si tratta, ma di una situazione opportunistica adottata dal governo per cogliere con la stessa fava i classici due piccioni ed i piccioni a parer mio sono più che evidenti.