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Il centro-destra in soccorso delle paritarie. E Casini attacca prof e studenti scesi in piazza

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I politici del centro-destra scendono in soccorso delle scuole paritarie, ad iniziare da quelle cattoliche. Sostenendo che la loro inclusione nella lista degli istituti che dovranno pagare l’Imu, prevista dalla legge di stabilità, è davvero inopportuna. Tanto che alla lunga determinerà più costi che risparmi, perché alle scuole non statali sono iscritti tantissimi bambini della scuola d’infanzia ed una discreta fetta di quella delle primarie. Poi, soprattutto in alcune realtà del nord, anche un numero ridotto, ma crescente, di alunni della scuola media e superiore.
“Venerdì in Consiglio dei Ministri – tuona Enrico Pianetta, capogruppo del Pdl in commissione Esteri – ci aspettiamo un segnale da Monti riguardo l’Imu alle scuole paritarie che fanno risparmiare allo Stato italiano più di 5 miliardi all`anno. La Chiesa in Italia, come in tutto il mondo – ribadisce Pianetta – ha una missione che è quella di stare vicino al popolo, ai cittadini in tutti i sensi: dal sociale, all’educazione, alla sanità. Sarebbe il caso di cominciare ad allearsi tra scuole statali e scuole paritarie per trasformare la scuola italiana che è sempre più lontana dai digital nativi, che li cattura sempre meno”.
Su questa lunghezza d’onda si sono posizionati anche alcuni rappresentanti dell’Udc, intervenuti al convegno “La costruzione di una scuola orientata al futuro con un respiro di lungo periodo e dimensione educativa basata sul merito”, organizzato dalla responsabile scuola Udc Luisa Santolini insieme agli esperti del settore.
“La scuola – ha detto il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione – è alla base della società e anche della capacità competitiva del sistema Italia” quindi “nella scuola bisogna investire, ma, come ha detto il presidente Monti a proposito della sanità, così anche nella scuola bisogna trovare nuove fonti di finanziamento. Per questo bisogna chiamare il privato a concorrere con il pubblico e invogliare le famiglie ad investire nella scuola. Per questo se si guardano le cose nella giusta prospettiva la scelta dell’Imu per le scuole paritarie fatta col decreto 200 va proprio nella direzione sbagliata”.
“Nella scuola di oggi e di domani – ha continuato Buttiglione – non bisogna perdere quello che è un successo ottenuto fino ad ora, cioè l`inclusività della scuola italiana ma bisogna assolutamente cominciare a battersi per ottenere anche l`eccellenza. Forse è il momento di dire basta alle grandi ‘riforme della scuola’ ripetute in continuazione, e invece bisogna impegnarsi ad accompagnare la crescita organica della scuola viva. La sperimentazione non è un timbro burocratico, ma ciò che nasce dalla vitalità della scuola, e per questo bisogna usare sempre più il metodo della libertà”.
Anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha sposato questo concetto: “se vogliamo che la scuola libera non sia di elite ma figlia della libera scelta – ha dichiarato Casini – bisogna renderla accessibile a tutti”.
Le parole del leader dell’Udc che hanno destato una certa sorpresa sono quelle espresse nei confronti delle recenti proteste dei docenti e degli insegnanti, peraltro non ancora concluse. “Nelle manifestazioni degli insegnanti e in quelle degli studenti cui abbiamo assistito nelle ultime settimane ho visto una grandissima superficialità e non una voglia di capirsi ma di non capirsi, una voglia di prendere spunto dai problemi della scuola per fare una gara di speculazione per prendere voti in campagna elettorale”. Casini non ha dubbi: queste contestazioni non sembrano portare da nessuna parte (anche se nelle piattaforme di protesta i problemi da risolvere appaiono concreti, reali e tutt’altro che fumosi o speculativi ndr). Per il parlamentare Udc bisogna invece puntare su un solo obiettivo: “la costruzione di una scuola orientata al futuro con un respiro di lungo periodo e dimensione educativa basata sul merito”.
Insomma, le pressioni per tenere in vita migliaia di istituti privati diventano sempre maggiori. L’impressione è che alla fine anche il Governo dei tecnici, freddi ragionieri che di fronte ai conti statali in rosso non sembrano piegarsi facilmente alle esigenze sociali, dovranno tornare sui loro passi. Tornando all’antico, quindi senza tasse di proprietà per le scuole paritarie.