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Il diploma più richiesto? Di gran lunga è ancora quello di ragioneria

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“Meglio un bravo ragioniere che un liceale qualsiasi”. Quello che sembrava un modo di pensare tipico dell’Italia del boom economico, sarebbe in realtà una tendenza tutt’altro che superata dai tempi: ancora nel 2010 il diploma di perito commerciale rimane ancora il più richiesto dalle aziende. Almeno da quelle milanesi. Una zona che, per l’alto numero di attività lavorative ed indotto occupazionale, per gli addetti ai lavori rappresenta un caso che potrebbe tranquillamente essere allargato a livello nazionale.
A rivelarlo è una ricerca della Camera di Commercio di Milano sull’occupazione e le previsioni di assunzione delle imprese nel capoluogo lombardo e provincia per tutto il 2010. “Con 8.980 richieste, pari al 42,3% degli assunti con diploma, quello in ragioneria – spiegano gli autori dello studio – è il più richiesto dalle imprese. Seguono l’indirizzo meccanico con 1.500 (7% degli assunti diplomati) e quello informatico 740 (3,5%)”.
In totale sono oltre 21.200 i diplomati richiesti dalle imprese milanesi. Un segnale che spinge all’ottimismo è che rispetto al 2009 sono stati richiesti 1.500 diplomati in più. “In un caso su tre (29%), però, il profilo ricercato – sottolinea la Camera di Commercio lombarda – è considerato di difficile reperimento e, nel 62,4% dei casi, si richiede da un anno o altre due anni di esperienza lavorativa”.
Il diplomato più difficile da reperire sul mercato del lavoro rimane quello specializzato in indirizzo tessile e moda, con precise caratteristiche richieste: in due casi su tre (il 72,7%) l’offerta dei datori di lavoro non viene soddisfatta. Ed anche tra i diplomati in indirizzo linguistico e chimico le percentuali sono simili. Fanno segnalare ottime possibilità di impiego, invece, gli studenti che hanno terminato un corso di formazione professionale in indirizzo socio sanitario: nell’anno ne sono stati assunti ben 1.120 assunzioni. Bene anche l’indirizzo turistico, con 800 assunti, e quello commerciale (690 nel 2010).
Si tratta di indicazioni chiare, a cui probabilmente dovrebbero prestare attenzione gli studenti, e le rispettive famiglie, alle prese con il dilemma della scelta del corso di studi: se uno vale l’altro, se non si hanno particolari predisposizioni o aspirazioni, almeno si rischia di trovare lavoro. E di questi tempi non è una differenza da poco.