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Il governo: a scuola niente niqāb

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In classe si sta a viso scoperto: lo sottolinea il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, dopo il caso della scuola  di Monfalcone, dove cinque alunne, che venivano col niqāb,  prima di entrare in classe alle 8, in una stanza appartata, venivano riconosciute dalla referente dell’istituto alzando loro il velo per sincerarsi che fossero proprio loro. Una prassi per consentire a tutte e a tutti di partecipare alle lezioni, ma un caso che ha fatto discutere, soprattutto, oltre agli aspetti legali, se sia opportuno o no indossare un velo ai fini dell’integrazione. 

Insiste Ciriani, “Le regole e le leggi vanno rispettate, non c’entra il rispetto per le religioni. L’Italia è un Paese che ha leggi” e dunque “in classe si sta a volto scoperto. Il ministro Valditara si già sta attivando e il sottosegretario Paola Frassinetti sarà qui in città” a breve. 

Intanto per domani, domenica, Fdi ha convocato una conferenza stampa per affrontare il caso, mentre Valditara avrebbe sollecitato una legge a cui fa eco il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Sicuramente dal punto di vista dell’integrazione, penso che” indossare il niqāb a scuola “sia qualcosa di più lontano possibile dall’integrazione” 

Ha inoltre dichiarato, come si legge sul Sole 24 Ore, il presidente del centro culturale islamico di Monfalcone: “Quello che viene deciso dalla scuola noi lo rispettiamo. L’importante è che ragazze e ragazzi studino e che non abbandonino la scuola per una causa qualsiasi, che può essere il velo o altro. Da parte delle famiglie non ci sono obblighi verso i bambini e le bambine: indossare il velo è una scelta individuale”.

Se poi verrà deciso che a scuola non si potrà entrare indossando il niqāb, osserva, spetterà a ciascuna studentessa decidere il da farsi: “E’ una decisione personale della ragazza. Non posso dirle io se mettere o togliere il velo”.