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Il Governo alle Province: fuori dalla realtà lasciare le scuole al freddo. L’Upi insiste: già cadono a pezzi

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Continua il botta e risposta tra il Governo e le Province. Con al centro le conseguenze che i tagli imposti attraverso le ultimissime manovre finanziarie avranno sull’istruzione pubblica. Stavolta ad alzare per primo i toni è stato il Governo, che rispondendo polemicamente alle dichiarazioni espresse ventiquattrore prima dal presidente dell’Upi, Antonio Saitta, ha fatto sapere che spegnere il riscaldamento nelle scuola per risparmiare è “fuori dalla realtà”.
In una nota secca e polemica, palazzo Chigi ha spiegato che la riforma delle Province ha l’obiettivo di “ottimizzare” costi e servizi al cittadini, e non di ridurli. Respingendo al mittente qualsiasi tentativo di procedere a “demonizzazioni” della riforma. “Il Governo – si afferma nella nota – sta operando un riordino delle istituzioni sul territorio e una riorganizzazione degli uffici amministrativi per migliorare l’efficienza della macchina amministrativa e contenerne i costi. In questa ottica il Governo ha una linea chiara e definita: un nuovo sistema di governance mirato ad ottimizzare costi e servizi nel territorio. Demonizzare questa linea, come autorevoli rappresentanti di enti locali o associazioni di categoria stanno facendo in queste ore, non serve a nessuno”. Per questi motivi “ventilare l’idea di spegnere i riscaldamenti nelle scuole o proporre vacanze più lunghe agli studenti per ipotetici risparmi appare una proposta fuori dalla realtà”.
In tal senso, il Governo “ricorda che la riforma delle Province mira a ridurne il numero e snellire gli apparati che le governano eliminando le giunte e precisandone i compiti. In questo modo i servizi erogati ai cittadini dalle Province non devono essere ridotti; possono invece essere più efficaci e meglio distribuiti”. Il processo avviato dall’esecutivo “intende infatti dimezzare le attuali Province, che passerebbero dalle attuali 86 delle Regioni a statuto ordinario a 41 alle quali vanno aggiunte le dieci città metropolitane, con evidenti economie di scala funzionali a una migliore gestione economica. Per effetto del riordino, infatti, saranno eliminati più di 600 assessorati”.
Secca la replica di Saitta: “Il riordino delle Province, che impegnerà il Paese da qui ai prossimi anni, non ha nulla a che fare con i tagli ai bilanci delle Province, che non potranno intervenire sulle scuole ora. Mettere insieme la riduzione delle Province e il taglio ai servizi è solo un tentativo per gettare fumo negli occhi”. Per il presidente dell’Unione delle Province italiane “la scuola italiana cade a pezzi ora, e senza risorse, resterà in queste condizioni qualunque sia l’istituzione chiamata ad occuparsene”.
Saitta ha poi aggiunto che “i presidi, i cittadini, le famiglie, gli studenti, ogni giorno vengono da noi a sollecitare interventi. A loro – conclude – non interessa che ci sia impedito di fare investimenti perchè il patto di stabilità ce li blocca. Vogliono scuole sicure, calde e moderne, e noi vogliamo potergliele assicurare. Il Governo non strumentalizzi l’accorpamento delle Province per nascondere la realtà”.