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Il Governo porta le pensioni d’anzianità ad almeno 41 anni, sindacati in fibrillazione

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In linea con quanto annunciato nei giorni scorsi, i sindacati hanno mal digerito la decisione del Governo Monti di portare i contributi necessari per accedere alla pensione di anzianità ad oltre 41 anni per le donne e ad oltre 42 quelli degli uomini. La manovra, che il premier sta in queste ore presentando alle due Camere, che nei prossimi giorni saranno chiamati a votarla, viene considerata dalle organizzazioni sindacali particolarmente iniqua nei confronti dei dipendenti.
La Cisl e la Uil hanno diramato un duro comunicato contro quella che reputano “una doppia penalizzazione: un allungamento dell’età pensionabile e una riduzione anche della prestazione previdenziale”. Le due confederazioni hanno quindi annunciato “uno sciopero di due ore (le ultime due) lunedì prossimo, per ‘richiedere con forza di aprire il negoziato’ sulla manovra ed in particolare su pensioni e fisco”.
Per quanto riguarda specificatamente l’Istruzione, la Cisl Scuola per il momento non parla di sciopero, ma ha convocato assemblee in tutte le scuole per la stessa giornata, con presidi presso le Prefetture: “utilizzeremo le ore di assemblea – spiega il sindacato guidato da Scrima – per essere presenti a iniziative di cui condividiamo fino in fondo contenuti e obiettivi. La manovra finanziaria è necessaria, ma il rigore deve andare di pari passo con l’equità, e questo non avviene, anche perché il Governo, sbagliando, ha scelto di eludere un confronto vero con le parti sociali”. La Cisl ha chiesto “elementi certi e visibili di equità, che invece sono quasi del tutto assenti nelle misure annunciate da Monti. Lunedì ribadiremo, fra l’altro, anche la richiesta di fare della scuola e della formazione un terreno di investimenti per sostenere la crescita”.
Anche la Cgil ha proclamato per lunedì 12 dicembre quattro ore di sciopero con manifestazioni in concomitanza con l’avvio del percorso in aula alla Camera. Secondo il sindacato “l`anzianità 40 anni diventa impraticabile e provoca gli effetti di sottrazione di un diritto e di destabilizzazione del mercato del lavoro”. Ma la Cgil punta l’indice sul Governo anche perché “non ha voluto un confronto con le parti sociali, in particolare sulla previdenza: chiediamo quindi al Parlamento, al quale presenteremo precise proposte di correggere la manovra sui temi indicati, proponendo anche come reperire le risorse“.
Ma ancora una volta i sindacati andranno allo sciopero separati. “Abbiamo proposto a Cisl e Uil di decidere insieme proposte ed iniziative per cambiare la manovra – scrive la Cgil -, la risposta ci è arrivata tramite conferenza stampa con relative autonome decisioni“. Cade così il progetto del segretario generale, Susanna Camusso, che poche ore prima aveva detto: “è arrivato il momento di un’iniziativa comune con Cisl e Uil”.
Anche tra gli altri sindacati la protesta non si è fatta attendere. E si svilupperà in modo autonomo. Secondo il coordinatore della Gilda-Unams, Rino Di Meglio, questa manovra “incide solo in minima parte su sprechi e privilegi, mentre colpisce i diritti acquisiti di milioni di lavoratori e pensionati. Gli insegnanti, naturalmente, rientrano tra questi e, ancora una volta, saranno vessati dalle misure lacrime e sangue del governo”. Il leader della Gilda ha quindi subito “proclamato lo stato di agitazione e, a breve, convocheremo – conclude Di Meglio – gli organismi statutari per decide le azioni di lotta da intraprendere”.
Critiche pure dallo Snals-Confsal, secondo il cui segretario, Marco Paolo Nigi, l’equità passa “attraverso il ripristino della legalità nel lavoro e nell’economia e attraverso la detassazione di retribuzioni e pensioni. Solo così il rigore dei conti non penalizza i più deboli e il risanamento aggancia la crescita”. Pertanto anche lo Snals ha chiesto l’immediata apertura “di un tavolo di confronto su previdenza, pensioni e welfare”.
Per l’Anief il decreto “salva-Italia” penalizzerà soprattutto i dipendenti pubblici, ma in particolare “il milione di docenti, assistenti tecnici ed amministrativi della scuola, a cui è stato bloccato il contratto per legge e a cui non sono riconosciuti professionalmente per intero gli anni di precariato dopo il quarto prestato”. Secondo il presidente Pacifico la manovra si abbatte su dei lavoratori, quelli dell’istruzione, “già vessati da uno stipendio inadeguato, a seguito sia del blocco degli stipendi sia dalla mancata valutazione di tutti i servizi pre-ruolo”. Pacifico, che annuncia ricorsi al Tribunale, bisogna ricordare che questo stato di cose “penalizza docenti e Ata due volte: sin da subito perché non dà loro il diritto a essere inseriti in un gradone stipendiale successivo; per il futuro perché lede il lodo diritto a percepire da pensionati un assegno proporzionato al lavoro svolto”.
Opposizione verso la manovra Monti giungono pure dagli studenti: “ancora una volta – sostengono Rete degli Studenti e Udupagano gli stessi mentre gli evasori e i detentori di grandi patrimoni, che si sono arricchiti in questi anni alle spalle dei lavoratori e delle categorie più deboli, non sono chiamati a pagare. Mancano politiche per lo sviluppo, mancano misure efficaci per i giovani e a pagare i venti miliardi previsti continueranno ad essere le categorie più deboli del nostro paese, proprio quelle che più hanno pagato sinora”. Le due associazioni studentesche hanno anche avviato il sito internet  www.futurochevogliamo.it attraverso cui dibattere e confrontarsi su una serie di temi, ad iniziare dalla discussa manovra.