Per discutere sulla Manovra 2026, i ministri del Governo Meloni hanno incontrato i sindacati a Palazzo Chigi: per la Scuola, alla luce delle novità che saranno introdotte nella prossima Legge di Bilancio, cosa dobbiamo aspettarci? Risponde, ai microfoni della ‘Tecnica della Scuola’, Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e presidente Anief.
Pacifico, avete incontrato i rappresentanti del governo. Sulla legge di bilancio, cosa avete chiesto per la scuola?
C’è la proroga di Quota 103, di Opzione donna, dell’Ape sociale, ma la novità sostanziale è la detassazione al 10% per il privato, per i più 11 di milioni di lavoratori del privato, degli aumenti contrattuali dal 2026 al 2028 e in più anche un’estensione dei fringe benefit e dell’esenzione anche delle tasse per la locazione, per esempio, della prima casa per il mutuo, sempre per i lavoratori privati. Quindi, certamente abbiamo chiesto per quanto riguarda la scuola di adottare queste misure anche nel pubblico impiego. Quindi, per il personale della scuola vogliamo che certamente sia applicata questa detassazione del lavoro straordinario, dei lavori fatti durante la festività, ma anche per esempio di tutti gli incarichi dati dal MOF, cioè tutto quello che è in più rispetto alle retribuzioni: a nostro avviso, deve essere detassato totalmente o al massimo al 10%, così come è stato previsto nel privato. Questo riguarda tutto il pubblico impiego, ma in particolar modo la metà di dipendenti del pubblico impiego che lavora nella scuola. Per questo i fringe benefit riteniamo che debbono essere messi anche nella scuola: è giusto che chi nella scuola ha una casa in affitto o un mutuo possa scaricare fino a 4.000 euro, quindi detassati e con un’aliquota ridotta, come avverrà nel privato. Certamente, ci sono delle peculiarità per le prossime cinque leggi di bilancio, a partire da questa: noi chiediamo più soldi per il personale della scuola, così da andare a recuperare il gap di 10.000 euro rispetto ai dipendenti dei ministeri.
Quindi, la scuola non figurerebbe tra le priorità del progetto di Governo?
Non siamo figli di un Dio minore: 25 anni fa prendevamo in media 1.000 euro in più, oggi prendiamo 10.000 euro in meno. Quindi, bisogna costruire. Ovviamente siamo 1.300.000 colleghi, lavoratori e lavoratrici, e bisogna stanziare miliardi per potere recuperare questo gap: però se si conduce un processo che in cinque anni, fino al 2030, ci porta in quel verso, allora questo ci permetterà di andare a ridurre il gap.Poi, ci vuole una specificità riconosciuta al personale della scuola perché c’è un burnout che colpisce la categoria, io penso persino anche i collaboratori scolastici. Non gli è riconosciuto il lavoro fragile che viene riconosciuto a chi lavora nel privato pur svolgendo le stesse mansioni. Ovviamente, per il personale docente deve essere riconosciuto questo burnout assieme ad una ‘finestra’ per le pensioni che permetta, come al personale delle forze armate, di andare in pensione prima e senza penalizzazioni. Ricordo, a proposito del riscatto della laurea, che nella scuola è per l’80% un titolo di studio superiore: per quale motivo rispetto ad altri comparti, dove addirittura dove c’è il 30% di titoli superiori, non si riesce ad avere il riscatto gratuito della laurea, come per esempio avviene per gli ufficiali dell’esercito?
Certamente, bisogna incrementare il MOF perché attraverso questi fondi si possono ridistribuire queste risorse. Come bisogna anche rendere facoltativa la trattenuta Enamin busta paga. Certamente, quindi, occorrono più risorse e questo lo diciamo alla luce anche dell’incontro fatto in Aran: non è che si firma un contratto solo perché si vanno a prendere 55-60 euro in più rispetto a prima; si firma un contratto perché poi nel prossimo contratto ce ne saranno altri 160 euro e poi ancora altri 160. Allora, quindi, bisogna andare a pensare complessivamente aumenti di 500 euro da qui al 2030, che arrivano se si firmano i contratti, anche se non possiamo e non dobbiamo demordere su una battaglia: il riconoscimento della professione docente e della professionalità di tutto il personale amministrativo, inclusi i Dsga.
Pacifico, si tratta quindi di andare a incidere su più leggi di bilancio: è un confronto che inizia oggi e durerà almeno fino a fine legislatura.
Sì, però vogliamo il primo segno in questa legge di bilancio. Già siamo riusciti prima ancora, in questi tre anni, ad avere altri 500 milioni in più attraverso l’assicurazione sanitaria, l’assicurazione sul rischio dal lavoro, anche per raggiungere le scuole, attraverso anche la definalizzazione delle risorse messe, 300 milioni, per la valorizzazione del sistema scolastico. Quindi, l’altro contratto l’abbiamo chiuso con mezzo miliardo in più; anche questo lo vorremmo chiudere con questo mezzo miliardo in più, ma con la promessa già in questa legge di bilancio di cominciare a recuperare questo gap. Poi, delle cose possono essere fatte già in questa legge di bilancio, perché se si mettono quattro miliardi per detassare agli aumenti contrattuali del privato, se ne possono mettere due per detassare agli aumenti del pubblico impiego. Quindi, vogliamo delle risposte. Dal 1993 hanno privatizzato il rapporto di lavoro nel pubblico impiego: ora basta essere considerati lavoratori di serie B. Qualcuno pensava che chi lavorava nella scuola e nel pubblico impiego era lavoratore di Serie A. Invece in questo momento siamo neanche in Serie C. Dobbiamo cercare di dare equità, perché sennò il valore di chi è professionista dello Stato non viene riconosciuto neanche a parole.
L’impressione è che il Governo abbia recepito? Troverà delle risorse aggiuntive, secondo lei, in legge di bilancio?
Per il personale della scuola penso di sì. Non so se poi tutte le proposte che come Cisal, attraverso anche l’Anief, abbiamo fatto per il personale della scuola, però riteniamo che ci sarà un segnale per il personale della scuola. È vero che purtroppo stiamo arrivando dopo che altri comparti hanno chiuso i contratti e noi no. Quindi, in altri settori c’è stata un’apertura verso sindacati e parti sociali, perché è stato firmato un accordo e sta continuando a investire: noi, nella scuola, ancora questo accordo non l’abbiamo trovato. Noi vorremmo che il governo ascoltasse che per il personale della scuola anche se non c’è più il Covid, c’è un’emergenza Paese che deve investire su 1.229.000 operatori e professionisti della scuola.




