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Il grido di dolore degli Ata

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Insomma, in barba al luogo comune che vede da sempre i docenti come anello debole della scuola italiana, adesso è la volta del personale di segreteria.

Eppure a questo governo si chiedeva di cancellare le ingiustizie sociali della riforma Gelmini che ha tagliato circa 50.000 posti Ata e circa 150.000 posti di docenti e la riforma Fornero del governo Monti che ha avuto effetti devastanti sul trattamento di quiescenza del personale pubblico.

L’assistente amministrativo Mario Di Nuzzo, da tempo in prima linea nella lotta per le assunzioni Ata, anche alla luce della sentenza della Corte europea, così commenta: “Una vera e propria odissea quella dei precari della scuola e in particolare dei precari Ata, dei Quota 96 e non dimentichiamoci dei docenti inidonei, umiliati per giorni nei sit-in sotto il Miur. E invece solo docenti, sempre e solo docenti nelle grazie del Governo Renzi, dalla Buona Scuola agli ultimi provvedimenti nella legge di stabilità, una corporazione a cui non si può dire certo no, pena perdita di consensi elettorali, d’altra parte numericamente sono molti di più. La speranza era dunque lasciarsi alle spalle le brutte pagine dei governi di centro destra e invece neanche Renzi è riuscito a farci sorridere. Sempre peggio, con politiche inflessibili basate sul risparmio, sul merito, dimenticando l’anzianità di migliaia di precari e, lasciatemelo dire, sull’arroganza di un uomo che dice di ascoltare, ma che di fatto è concentrato su se stesso, negando a noi precari Ata e a chi ci rappresenta un confronto fattivo e costruttivo, che rischia di soffocare la già malata scuola pubblica che non trova pace sul versante dei servizi ausiliari tecnici ed amministrativi. dolore
Un disastro annunciato, a cui si sommeranno gli effetti dell’ingresso dei privati nella P.A., e quel che è peggio nella scuola pubblica, pilastro costituzionale su cui si fonda la formazione della futura classe dirigente italiana, i saperi e l’identità di una Nazione che rischiano di sprofondare, ridimensionata da privati senza scrupoli e da una politica che tutto si può dire tranne che sia di centro-sinistra. La nostra identità e la nostra dignità sono in pericolo e lo sono soprattutto i nostri sogni, che tanto ci appartengono, nonostante la non più tenera età”.

La richiesta precipua degli Ata è chiara: “Chiedo a voi tutti di riflettere sulle future iniziative da intraprendere senza perdere di vista un aspetto importante, la dignità, l’equilibrio e la raffinatezza che ci hanno contraddistinto in questi anni devono prevalere sempre su ogni forma di frustrazione, rabbia o abbandono, perchè sarebbe come ridimensionare le dure lotte per il lavoro, la libertà e la democrazia che in questo Paese (tra le quinte) ci hanno visto protagonisti, un esempio su tutti, la sentenza della Corte di Lussemburgo che ha sancito la violazione della normativa europea in materia di contratti a termine stipulati col datore di lavoro pubblico per più di 36 mesi su posto vacante e disponibile riguardanti migliaia di precari Ata”.

Il grido di dolore si leva: ma chi risponderà?