Home I lettori ci scrivono Il merlo

Il merlo

CONDIVIDI

Sto per varcare la porta di un negozio ma trovo, per terra, presso l’ingresso, un merlo, supino, stecchito. Poi, mia figlia si accorge che ansima. È intirizzito dal freddo. Forse ha battuto la testa. Avverto la giovane negoziante che, piena di premura, viene fuori, lo raccoglie, lo depone in una scatola, lo imbecca.

Il merlo riceve queste attenzioni con gratitudine, quasi presago della morte che lo attende dopo qualche minuto. “Si è accasciato!”, mi comunica la negoziante per telefono. Io, allora, le cito un bel pensiero di Blaise Pascal: una pietra lanciata in un lago – scrive più o meno il filosofo francese – con i cerchi concentrici che produce, raggiunge tutta la massa acquatica, fino alle estreme sponde del lago. Così, le spiego, chi compie qualcosa di buono o di negativo, condiziona tutto l’universo umano, forse anche quello cosmico. Sono convinto di questo. C’è una misteriosa partecipazione della totalità umana all’esperienza dei singoli. Durkheim la chiama coscienza collettiva, precisando che essa non è solo una somma d’individualità ma una realtà autonoma, come una Super-persona globale.

Anche la scienza, del resto, si è interessata al rapporto tra singoli e totalità quando ha scoperto che l’evoluzione di un essere vivente, in una parte del pianeta, viene subito registrata altrove. E allora, se è vero che la cronaca negativa che ci bombarda ogni giorno ci porta in basso, è vero anche che un gesto affettuoso, un incontro autentico, una parola incoraggiante, crea vibrazioni empatiche in tutto lo spazio mentale.

Torniamo alla cronaca della violenza. Nel momento in cui la crudeltà viene descritta nei particolari, spettacolarizzata nelle trasmissioni, essa non solo viene moltiplicata ma anche teorizzata. Consacrata come avvenimento importante e, in qualche modo, come realtà. C’è un sottile filo mentale che unisce ogni cosa che accade ad una sua legittimazione sociale. Se la cronaca parla di molti casi di violenza contro le donne, essi non sono più solo dei casi isolati. Rischiano di diventare modello negativo. Ma, per fortuna, ciò vale anche per il bene. Se tanti automobilisti si fermano alle strisce pedonali, tale comportamento si trasforma in costume, in stile sociale degli abitanti di un territorio.

Una rete invisibile collega le persone. La parte profonda della nostra mente manda continuamente messaggi alla totalità della coscienza umana. Anche quando il tuo pensiero ti sembra noto solo a te, anche quando la tua azione si compie nel segreto di quattro pareti.

La realtà è infinitamente più grande, profonda, interconnessa, di quanto ci sembra. Ed il condizionamento reciproco è possente, quasi irresistibile, per chi non ha maturato valori e convinzioni nel contesto di una identità ben definita. E allora, “Se aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano” (Emily Dickinson).