
Ancora immunità per Ilaria Salis, la docente ed eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra, che era stata detenuta in carcere in Ungheria in condizioni disumane per aver aggredito dei neonazisti.
Il Parlamento europeo, infatti, riunito in plenaria a Strasburgo, ha confermato l’immunità parlamentare. La decisione è stata estremamente ravvicinata: a favore hanno votato in 306, i contrari sono stati 305, salvandola per un solo voto. La revoca dell’immunità, era stata sollecitata dal governo ungherese, che accusa Salis di lesioni gravi ai danni di neonazisti e di associazione a delinquere. La commissione Affari giuridici (JURI) aveva raccomandato di mantenere l’immunità, basandosi sull’esistenza di un fumus persecutionis – ossia “prove concrete” che il procedimento giudiziario fosse mirato a “compromettere l’attività politica” di Salis.
L’indicazione della commissione, che dal 1991 non era mai stata ribaltata dalla plenaria, è stata confermata nonostante la linea ufficiale del Partito Popolare Europeo (Ppe) fosse per la revoca. Come riporta il Corriere, il presidente del Ppe, Manfred Weber, aveva sostenuto che fosse “giusto revocare l’immunità” poiché il reato contestato era stato commesso prima del mandato. Anche il relatore del dossier, Adrián Vázquez Lázara (Ppe), aveva espresso parere per la revoca, chiarendo che l’immunità deve tutelare l’attività parlamentare, non i politici dalla giustizia. Il voto segreto è risultato fondamentale, permettendo a eurodeputati di centrodestra, compresi membri di Ppe, Ecr e Patrioti, di votare contro la linea ufficiale dei loro gruppi, dato che il centrosinistra non aveva i numeri da solo. Fonti parlamentari hanno indicato che è stato necessario un “lavoro intenso” per convincere i popolari. La collega del Pd, Pina Picierno, ha avuto un ruolo cruciale nella mediazione.
Subito dopo il voto, Salis ha celebrato il risultato definendolo una “vittoria dell’antifascismo, dell’Europa antifascista” e un voto per la democrazia, pur avvertendo che “la lotta è tutt’altro che finita”. Le reazioni politiche sono state aspre: Matteo Salvini (Lega) ha gridato “Vergogna!”, accusando il “trucchetto del voto segreto” di averla salvata. Nicola Procaccini (FdI/Ecr) ha ritenuto che il voto umili l’Italia. Di contro, il Pd (Benifei, Picierno, Zingaretti) ha esultato, sottolineando che l’Europa non può tollerare zone dove lo Stato di diritto viene sospeso e difendendo il diritto a un processo giusto e non condizionato da pressioni politiche




